Che l’isolamento economico della Russia non faccia bene ai consumatori europei di alluminio e acciaio, non è difficile da intuire.
Anche la recente decisione di Vladimir Putin di accettare solo pagamenti in rubli da parte dei paesi ostili che vogliono continuare a comprare gas russo, potrebbe avere conseguenze significative sui prezzi dei metalli industriali, gravando ulteriormente sui produttori che stanno ancora cercando di recuperare i danni provocati dalla pandemia.
Interruzione totale delle forniture di gas e petrolio?
In questa situazione, lo scenario peggiore che incombe è quello di un’interruzione totale delle forniture di gas naturale e di petrolio, che avrebbe un impatto pesante sui prezzi globali dell’energia. Per quanto gli esperti ritengano che sia abbastanza improbabile che la Russia “stacchi la spina” all’Europa, rimane tutta l’incertezza che nasce dall’imprevedibilità in caso di un peggioramento dello sforzo bellico russo.
Come noto, ai mercati non piace l’incertezza e chi ne risentirà saranno certamente i prezzi dell’acciaio e dell’alluminio.
Già allo stato attuale delle cose stiamo assistendo ad una minore produzione di alluminio, zinco e acciaio in Europa, a causa degli alti costi energetici. Inoltre, tali costi stanno stanno incidendo negativamente anche su una serie di altri prodotti come fertilizzanti e cemento.
Ridurre la dipendenza dal gas russo ci porterà ad un cambiamento, ma con esiti incerti
Ma le cose potrebbero peggiorare ulteriormente per i produttori di alluminio e acciaio. Ecco perché…
I governi di molti paesi europei si sono messi in testa di ridurre drasticamente la dipendenza dal petrolio e dal gas russi. Anche se le tempistiche non sono chiare, è altamente probabile che il mercato energetico europeo si troverà ad affrontare un cambiamento dagli esiti abbastanza incerti.
Con il petrolio, sarà facile trovare fonti alternative alla Russia, ma per quanto riguarda il gas è impossibile riuscire a rimpiazzarlo completamente. L’Unione Europea (UE) ha recentemente firmato un accordo con gli Stati Uniti e altri paesi per la fornitura di 15 miliardi di metri cubi di gas (GNL) in più quest’anno. Tuttavia, non esistono navi GNL di riserva che possano garantire questo flusso tra le due sponde dell’Oceano Atlantico. Inoltre, 15 miliardi di metri cubi di gas rappresentano soltanto il 10% di ciò che l’Europa riceve attualmente dalla Russia.
Quindi, visto che la UE vuole ridurre di due terzi la sua dipendenza dal gas russo nel 2022, da dove arriverà il gas che manca? La risposta è una sola, per quanto spiacevole e antipatica a qualsiasi politico europeo. La risposta è il razionamento energetico.
Il taglio di energia colpirà i grandi utilizzatori industriali
Razionamento energetico che, è ragionevole pensare, darà la priorità agli utenti residenziali, alla produzione di elettricità e alle infrastrutture chiave come ospedali e scuole. Quindi, il taglio di energia andrà a colpire, con ogni probabilità, i grandi utilizzatori industriali, con il settore dell’acciaio e dell’alluminio in prima fila.
Se la UE procederà nella direzione presa, l’industria europea subirà un colpo davvero duro, che per qualcuno potrebbe rivelarsi fatale. Se così fosse, il tessuto economico dell’Europa cambierà profondamente nei prossimi anni e… non in meglio!
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