La morsa dei creditori si stringe sul Venezuela

Cosa possiamo attenderci riguardo alla drammatica crisi del debito in Venezuela? Ecco gli scenari possibili…

Dallo scorso anno il Venezuela ha saltato pagamenti per 50 miliardi di dollari. Pagamenti dovuti ai creditori che hanno dato denaro al paese, che ha continuato ad accumulare debiti dopo debiti. Con i pochi i soldi rimasti e una montagna di debiti, insieme alla crisi economica e ad una produzione petrolifera in una spirale discendente, la situazione del paese è drammatica.

Come di solito accade in casi del genere, i creditori potrebbero iniziare a chiedere risarcimenti, in varie forme, a fronte delle inadempienze. Ovviamente, l’intero processo è complicato e incerto, ma alcuni creditori hanno cominciato ad organizzarsi per coordinare le azioni da intraprendere a fronte dei mancati pagamenti. Presumibilmente, con un impatto anche sulla produzione petrolifera venezuelana.

Tra l’altro, i diversi creditori adotteranno strategie diverse a seconda dei loro interessi e del portafoglio dei loro crediti.

Le elezioni sono alle porte

C’è qualcuno che può permettersi di sedersi e aspettare. Infatti, le elezioni sono alle porte (20 maggio) e il candidato dell’opposizione è sempre più popolare, anche se è difficile che Maduro non vinca. Aspettare potrebbe essere ragionevole visto la complessità del problema.

Tuttavia, trattandosi di un paese con 150 miliardi di dollari di debiti e solo 9 miliardi di dollari di riserve, non c’è da stare troppo tranquilli. Perciò i creditori potrebbero coalizzarsi per ottenere al più presto una dichiarazione di default del paese. In questo modo potranno sequestrare beni, come nel caso dell’Argentina.

In pratica, i creditori potrebbero ottenere tutto ciò che il Venezuela possiede al di fuori dei confini nazionali e, quando si parla di possedimenti venezuelani, si parla di petrolio. Poichè la PDVSA (Petróleos de Venezuela, S.A.), l’azienda petrolifera nazionale, è di fatto nelle mani del governo, tutto il suo patrimonio potrebbe diventare un ostaggio del debito venezuelano nelle mani dei creditori, comprese tutte le sue esportazioni di petrolio.

Petrolio sequestrato dai creditori?

La PDVSA è una delle principali preoccupazioni per Maduro, dal momento che il sequestro di beni della PDVSA avrebbe un impatto significativo su quello che rimane dell’economia del paese. Per non considerare che le sue strutture stanno cadendo a pezzi e che decine di migliaia di lavoratori hanno abbandonato l’azienda. Ecco perchè, quando si tratta di qualcosa che ha a che fare con la PDVSA, il governo venezuelano è estremamente cauto.

In un paese guidato da un governo incredibilmente corrotto, la PDVSA è gestita da militari che, oltre ad essere corrotti, sono estremamente inetti. Probabilmente, se i beni dell’azienda finisserro nella mani dei creditori sarebbe meglio di quello che sta succedendo adesso.

Per quanto abbastanza surreale, va ricordato che dal punto di vista del governo venezuelano, il debito creatosi dopo il 2016 è incostituzionale e, quindi, non è un debito reale.

Comunque la si voglia mettere, è innegabile che la situazione sia così complicata da non avere precedenti nella storia dei paesi finiti in default. Compreso il fatto che ci sono venezuelani che muoiono di fame o che muoiono negli ospedali per mancanza di cure e medicinali, mentre un gruppo di ricchi investitori chiede miliardi di dollari ad un paese ridotto sul lastrico.

Nessuno conosce come finirà, ne per i creditori, ne per il Venezuela. Ma tutto lascia presagire tempi lunghi, probabilmente accettabili per molti creditori, molto meno per il popolo venezuelano.

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