È appena stato pubblicato il report sul rame dell’International Copper Study Group (ICSG), riferito ai dati 2018. Tale studio stima un deficit di rame raffinato globale di 390.000 tonnellate.
Sempre secondo l’ICSG, la produzione mondiale delle miniere è aumentata del 2,3%, una percentuale corrispondente a circa 460.000 tonnellate. A questo aumento inaspettato ha contribuito il fatto che, nel 2017, la produzione era scesa notevolmente, soprattutto in paesi come il Cile, l’Indonesia e la Repubblica Democratica del Congo.
Non ci sono nuove miniere
Tuttavia, a parte il riavvio della miniera di rame di Katanga (Repubblica Democratica del Congo) con le sue 300.000 tonnellate, nel 2018 non è stata avviata nessuna nuova miniera. La produzione in Cile è aumentata, mentre in Canada e negli Stati Uniti, è diminuita del 10% e del 3% rispettivamente.
Inoltre, secondo le stime, la produzione di rame raffinato è aumentata dell’1,5%. La crescita complessiva della produzione è stata limitata da una frequenza insolitamente elevata di interruzioni produttive delle fonderie per aggiornamenti tecnici e modernizzazioni. Al contrario, la Cina ha iniziato l’ampliamento della propria capacità produttiva, mentre la produzione di raffinato giapponese è aumentata del 7%.
Grossi problemi per la produzione di rame raffinato in India
In termini di impatti negativi, la fonderia Sterlite a Tuticorin (India), del gruppo Vedanta, ha tradito le aspettative e la produzione indiana ha registrato un calo del 34%. Oltre all’India, anche la Germania, le Filippine e la Polonia hanno visto un calo della produzione raffinata.
Infine, sul lato dei consumi, in Cina si è registrato un aumentato del 5%, con una crescita del 20% delle importazioni nette, un effetto probabilmente innescato dalla scarsità di rottame nel paese.
Attualmente (26 marzo), il rame cash al London Metal Exchange (LME) vale 6.360 dollari per tonnellata.
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