L’epicentro della produzione mondiale di alluminio torna in Cina. A maggio, il gigante asiatico ha prodotto la cifra record di 3,42 milioni di tonnellate di alluminio primario, mentre la produzione delle fonderie nazionali continua ad aumentare.
Secondo l’International Aluminium Institute (IAI), la produzione annualizzata è aumentata di 3,66 milioni di tonnellate nei primi cinque mesi dell’anno e rappresenta il 58,91% della produzione mondiale. Grazie all’ammorbidimento della crisi energetica in Cina, le limitazioni che frenavano la produzione stanno scomparendo.
In Europa tutto il contrario
Proprio il contrario di quanto sta avvenendo in Europa, dove le fonderie sono travolte dalla crisi energetica con i prezzi dell’elettricità alle stelle, anche a causa della guerra delle sanzioni e del conflitto armato tra Russia e Ucraina.
Secondo Reuters, i problemi energetici europei hanno fatto sì che la produzione annualizzata al di fuori della Cina sia crollata di 460.000 tonnellate nel corso di quest’anno.
Boom della produzione cinese e delle esportazioni verso l’Europa
Ma, come accennato, in Cina proiettano un film completamente diverso. I prezzi sostenuti dell’alluminio e i prezzi dell’energia elettrica che scendono hanno provocato un rimbalzo della produzione che punta dritto dritto verso il limite della capacità del paese di 45 milioni di tonnellate all’anno.
Di conseguenza, c’è stata un’esplosione delle esportazioni di metallo grezzo, nonostante un pesante dazio del 15%. Gran parte dell’alluminio che sta lasciando la Cina si dirige verso l’Europa, dove risulta più conveniente importarlo che produrlo. D’altronde, con un aumento dei prezzi dell’elettricità del 400% nell’ultimo anno, chi produce alluminio dovrebbe fare miracoli per non perdere denaro, visto che l’elettricità rappresenta circa il 40% dei costi di fusione.
Prospettive cupe per l’alluminio europeo
Per la European Aluminium, l’Europa ha perso circa 900.000 tonnellate di capacità annua sotto forma di riduzioni o tassi operativi fluttuanti. La quantità prodotta a maggio di 2,96 milioni di tonnellate è stata la più bassa di questo secolo.
Ma le prospettive in Europa sembrano nere. Per gli analisti di UBS altre 800.000 tonnellate di capacità delle fonderie europee sono a rischio se i prezzi dell’energia non scenderanno, cosa che al momento sembra del tutto improbabile.
Infine, impossibile non citare quello che al pubblico occidentale potrebbe sembrare un paradosso. Secondo l’IAI, nonostante le sanzioni contro la Russia, la produzione della russa Rusal non ha subito cali.
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