Magazzini di alluminio vuoti in giro per il mondo. Dove arriveranno i prezzi?

Le scorte di alluminio in tutto il mondo scendono pericolosamente verso lo zero. Ma come è stato possibile arrivare a questo punto?

L’aldilà esiste sul mercato dell’alluminio. Si tratta di quel mondo oscuro e del quale corrono voci incontrollate di scorte fuori mandato, riserve nascoste di metallo che nessuno sa dove, quante e quali sono.

La leggenda dei magazzini ombra non è una leggenda

Ma non pensiate che questi magazzini ombra siano solo una fantasia o una leggenda metropolitana, dal momento che sul mercato globale dell’alluminio la percezione della loro dimensione e la possibilità della loro rimessa in circolazione ha avuto negli ultimi anni un’influenza enorme sui prezzi del metallo.

D’altronde, la nascita e la crescita di scorte di alluminio fuori dai magazzini di borsa, ha una ragione d’essere ben precisa. Quando nessuno vuole ritirare alluminio e i prezzi sono troppo bassi, gli smelter di alluminio primario non possono certo interrompere la produzione, soprattutto quando sono protetti da contratti di fornitura di energia e allumina legati al prezzo. Inoltre, il costo di una chiusura/riapertura di questi enormi impianti sarebbe insostenibile.

Un po’ quello che è successo dopo la crisi finanziaria del 2008, quando tutti i tipi di attività, dall’automotive all’edilizia, hanno smesso di consumare alluminio. In quell’occasione, gli smelter hanno continuato a sfornare metallo rischiando però il fallimento per le pesanti conseguenze finanziarie.

Le banche e i trader offrono il loro aiuto, non troppo disinteressato

Così, trader e banche di investimento hanno offerto il loro aiuto o, in altre parole, hanno approfittato dell’occasione per ottenere profitti facili facili. Hanno acquistato spedizioni spot di metallo fisico e lo hanno venduto molto avanti a prezzi più alti al London Metal Exhange (LME). In questo modo si sono assicurati un margine sufficiente per finanziare e immagazzinare il metallo. Milioni di tonnellate di scorte di alluminio si sono accumulate a Rotterdam, Vlissingen, Detroit, New Orleans, etc. etc.

Per questo, negli ultimi anni, molti operatori temevano che se questi grandi trader e istituzioni finanziarie avessero rilasciato di colpo tutto l’alluminio (parliamo di quantità di gran lunga superiori a quelle dei magazzini delle borse di tutto il mondo), il mercato sarebbe crollato. Per fortuna, il rilascio di queste scorte è stato graduale e i prezzi non sono collassati.

La nuova normalità: poco alluminio ma molto caro

Ma adesso questi magazzini sono quasi vuoti, così come quelli di borsa. Secondo Bloomberg, sono rimaste 1,8 milioni di tonnellate di alluminio cinese in Vietnam, mentre i depositi di Rotterdam sono a secco, quando negli ultimi anni erano arrivati a custodire milioni di tonnellate tra scorte di borsa e fuori borsa. Stessa cosa a Detroit e Vlissingen. In Cina è ancora peggio, visto che ci sono scorte di solo 1,2 milioni di tonnellate, l’equivalente di circa due settimane di domanda.

Dalla situazione di qualche anno fa, quando c’era così tanto alluminio da non sapere dove metterlo, oggi siamo all’estremo opposto. Con una domanda in aumento e un’offerta limitata, il rischio di rialzi dei prezzi a medio termine è concreto.

Ma c’è chi pensa che si tratti di un vero e proprio cambio strutturale del mercato, di una nuova normalità che ci attende nel futuro. Un futuro dove l’alluminio sarà costoso e scarsamente disponibile.

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