L’alluminio è ormai rimbalzato sopra i 1.600 dollari a tonnellata, ma non è per nulla certo che possa arrivare ai 1.700 dollari, un livello che non riesce a superare da più di un anno.
Infatti, i recenti rialzi sono stati zavorrati dall’eccesso di capacità del sistema produttivo, soprattutto cinese. Per fortuna, i timori di molti analisti circa il decollo della produzione di molte fonderie cinesi non si sono avverati e, nel breve termine, sembra che questo pericolo sia scongiurato.
Secondo i dati dell’International Aluminum Institute, la produzione cinese è diminuita dello 0,8% nel mese di agosto rispetto allo stesso mese dello scorso anno e, nei primi otto mesi dell’anno, la produzione in Cina è scesa del 2,8%.
Buone notizie sul fronte della domanda di alluminio globale, destinata quest’anno a crescere tra il 3% e il 5%. Anche in questo caso il fattore chiave è in Cina, dove la domanda di alluminio è più alta grazie ad un rimbalzo nel mercato immobiliare innescato dagli stimoli governativi. Una maggiore domanda e un calo della produzione, ha portato di conseguenza ad una frenata delle esportazioni. Nei primi otto mesi dell’anno, le esportazioni di alluminio cinesi sono diminuite del 4%.
Qualcuno teme che gli effetti degli stimoli del governo cinese stiano svanendo e che la domanda si indebolirà. Tuttavia, non è questa la vera minaccia per il mercato dell’alluminio, quanto piuttosto l’aumento dell’offerta.
Un altro segnale non troppo incoraggiante è il calo dei premi giapponesi, di soli 75 dollari a tonnellata, in calo del 20% rispetto al trimestre precedente e al livello più basso dal 2009. I premi giapponesi rivestono una grande importanza per tutto il mercato asiatico, poiché costituiscono il riferimento di quanto pagano i consumatori per il ritiro dell’alluminio fisico dai magazzini del London Metal Exchange (LME).
Ciò nonostante, per quest’anno, a meno di improvvise sorprese della produzione cinese, il mercato dell’alluminio dovrebbe risultare in deficit, giustificando le aspettative rialziste che potrebbero finalmente portare i prezzi a raggiungere i 1.700 dollari (le quotazioni al 12 ottobre sono di 1.670 dollari).