Impossibile prevedere i prezzi del rame?

Perché è così difficile prevedere i prezzi del rame? Quali sono gli aspetti più importanti per da prendere in considerazione per un investitore quando legge le previsioni degli esperti?

Come sanno bene tutti gli esperti del settore, prevedere i prezzi dei metalli, soprattutto quelli del rame, è quasi impossibile.

Cosa che conoscono anche le grandi banche d’investimento mondiali e le società di ricerca le cui previsioni sono spesso molto diverse le une dalle altre, nonostante i dati da cui partono siano gli stessi.

In alcuni frangenti, le previsioni differiscono anche del 50%, rivelando che l’incertezza regna sovrana in tutto il mercato. Esattamente il contrario di quanto avviene oggi, dal momento che il differenziale sulle previsioni dei prezzi del rame si è progressivamente ridotto a partire dallo scorso agosto.

Quanto detto evidenzia che l’offerta e la domanda sono più difficile da quantificare di quanto si possa pensare. Inoltre, una piccolo scostamento nella previsione può significare la differenza tra deficit e surplus di mercato.

Potrebbe bastare un aumento del consumo di rottami di rame per spostare la bilancia tra deficit e surplus

Molte società di analisi avevano previsto un surplus di rame di 500.000 tonnellate nel corso di un anno o due. Una quantità che si traduce in circa il 2 o 3% del consumo globale, tale da rappresentare una percentuale assai piccola che può facilmente cambiare nel breve termine. Per esempio, potrebbe bastare un aumento del consumo di rottami di rame per spostare la bilancia tra deficit e surplus.

Secondo Scotiabank, attualmente i rottami coprono circa il 19% dei consumi, ma se dovesse scendere di qualche punto percentuale e raggiungere il livello storico del 17%, si creerebbe un disavanzo di rame di scarto potenzialmente enorme.

Un altro fattore determinante per formulare le previsioni sui prezzi del rame è la messa in opera di nuovi impianti estrattivi e miniere. La maggior parte dei quali sono dislocati in aree con un alto tasso di rischio geopolitico, come per esempio Congo, Cina, Kazakistan e Myanmar. In altre parole, il rischio che nuovi impianti di rame in questi paesi non vedano la luce o entrino in funzione con grandi ritardi è reale. Naturalmente, l’avvio o meno di una nuova miniera riesce a spostare drasticamente le previsioni sulla disponibilità globale di metallo.

Tuttavia, per quanto possa sembrare sempre più complicato, ci sono anche altri fattori da tener presente.

Uno di questi sono le scorte giacenti presso il London Metal Exchange (LME), storicamente inversamente correlate al prezzo del rame. Scorte in crescita significava prezzi deboli, mentre scorte in discesa significava prezzi forti. Un legame perfettamente logico che però nel 2015 non ha funzionato: le scorte sono crollate così come i prezzi. Una disconnessione totale tra scorte e prezzi dovuta soprattutto alla forza del dollaro americano, valuta di riferimento per tutti i contratti di rame, e al sentimento negativo che ha pervaso tutto il settore delle materie prime.

Infine, il fattore giudicato universalmente determinante per le sorti dei prezzi del metallo rosso: la Cina. Il paese responsabile di circa il 45% del consumo mondiale di rame, sta attraversando una grossa crisi economica, con un rallentamento del PIL che nessuno aveva previsto. Tuttavia, gli effetti dell’andamento economico cinese sui prezzi del rame non è per nulla facile da interpretare e, certamente, non esiste alcuna correlazione tra la crescita dei consumi in Cina e la crescita dei consumi di rame.

Quindi sono inutili le previsioni sui prezzi del rame? Non è proprio così. Quando si viaggia in mezzo alla nebbia meglio avere qualche riferimento, anche se impreciso, piuttosto che non averne alcuno. Ma le previsioni, soprattutto sui prezzi del rame, vanno sempre lette cum grano salis, cercando varie fonti e confrontando il parere di diversi analisti.

Un po’ quello che, sommessamente, questo blog cerca di offrire quotidianamente ai propri lettori…

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