Il salvagente valutario, secondo i lettori di metallirari.com

Quale è la valuta di salvataggio? Da un recente sondaggio del nostro blog, non sembrano esserci molti dubbi.

Come noto, negli ultimi mesi è in corso una vera e propria guerra valutaria tra le principali potenze economiche mondiali. Stati Uniti, Giappone, Cina ed Europa, con politiche e finalità diverse tra loro cercano di rilanciare le proprie economie ricorrendo alla leva monetaria e quindi alla leva valutaria. Ma in questo contesto in rapido cambiamento, quale è la valuta di salvataggio per il singolo risparmiatore?

Dal sondaggio condotto tra i lettori di metallirari.com non ci sono dubbi: il miglior salvagente valutario è il franco svizzero. Con una percentuale del 35%, la valuta svizzera è considerata la moneta più sicura, nonostante il forte apprezzamento conquistato negli ultimi anni e il forzoso intervento della Banca Centrale Svizzera che ha fissato il limite di 1,20 per il cambio con l’euro.

La classifica completa emersa dal sondaggio (“Quale è la moneta più sicura per il 2013?“) è la seguente:

  • Franco svizzero (35%, 140 Voti)
  • Euro (18%, 72 Voti)
  • Sterlina inglese (16%, 64 Voti)
  • Dollaro australiano (14%, 57 Voti)
  • Yuan cinese (12%, 50 Voti)
  • Corona norvegese (12%, 49 Voti)
  • Dollaro americano (10%, 42 Voti)
  • Dollaro Singapore (9%, 38 Voti)
  • Yen giapponese (8%, 33 Voti)
  • Corona danese (6%, 24 Voti)
  • Dollaro neozelandese (5%, 20 Voti)

Dollaro americano e yen giapponese compaiono sul fondo della classifica, molto probabilmente a causa della scarsa fiducia che viene riposta nelle politiche monetarie espansive a sostegno dell’economia messe in atto dalle rispettive banche centrali.

In controtendenza, non viene premiata la corona norvegese, ritenuta da molti esperti una moneta stabile, saldamente sostenuta dai ricchi giacimenti di petrolio del Mare del Nord.

Le valute costituiscono un mercato enorme, che muove circa 4 mila miliardi di dollari al giorno, di cui la metà è mossa dai governi, il 35% dai fondi e dagli istituti finanziari mentre il restante 15% è in mano ai privati.

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