Guerra Russia-Ucraina: cosa ci aspetta sul mercato dei metalli?

Cosa ci dobbiamo attendere sul mercato dei metalli dopo la guerra tra Russia e Ucraina e le sanzioni occidentali contro Putin?

Gli eventi ucraini stanno precipitando giorno dopo giorno e l’impatto sui mercati, nello specifico quello dei metalli, diventa sempre più pesante.

Sia la Russia che l’Ucraina sono importanti esportatori di metalli e importanti fornitori del mercato europeo. L’Ucraina esporta circa l’80% del suo acciaio ed è un importante fornitore di minerale di ferro e allumina per la produzione di alluminio.

Acciaierie ucraine ferme

In territorio ucraino, le acciaierie hanno pensato bene di sospendere le attività (o ridurle ai minimi tecnici), mentre le scorte negli stabilimenti e nei porti sono ormai a zero senza possibilità di rifornimenti visto che i servizi civili stradali, ferroviari e marittimi sono paralizzati.

In Russia la situazione è invece molto diversa. Sono i divieti occidentali per voli e navi russe di fare scalo in Occidente ad ostacolare la circolazione delle merci. Tuttavia, il trasporto di merci su strada scorre liberamente ma non è sufficiente ad evitare problemi per le catene di approvvigionamento.

Fuori dallo SWIFT il 70% delle attività bancarie russe

Per quanto poi riguarda la sanzione delle sanzioni (almeno secondo quanto pensa l’Unione Europea), e cioè l’esclusione delle banche russe dalla piattaforma di pagamenti SWIFT, va considerato che non è un divieto totale. Infatti colpisce circa il 70% delle attività bancarie russe ed non riguarda i pagamenti di petrolio e gas naturale, dal momento che le economie di diversi paesi europei e l’intero mercato europeo del gas naturale si fermerebbero senza il gas russo.

Ma, per fortuna, gli operatori economici non stanno mai fermi. Sembra che molte aziende russe stiano istituendo accordi bancari europei per aggirare i divieti e poter incassare i crediti dai loro clienti. Probabilmente, il processo di compensazione debiti/crediti sarà qualcosa di abbastanza complesso ma è comunque una soluzione per gli esportatori russi.

Prezzi a livelli mai visti in un decennio

Come ben sanno tutti gli operatori del settore, il mercato dei metalli era già in tensione prima del conflitto ucraino. La fornitura di molti metalli base era problematica e i prezzi erano a livelli molto sostenuti. Dopo gli ultimi eventi, i prezzi hanno reagito con ulteriori aumenti a livelli mai visti in un decennio.

Per esempio, le quotazioni dell’alluminio hanno ormai raggiunto i 3.500 dollari a tonnellata (ieri, 1 marzo, il cash LME quotava 3495 dollari). La Russia è uno dei principali fornitori del mercato europeo e l’aumento dei prezzi del gas naturale aumenterà ulteriormente i costi energetici in Europa. Ciò ha già provocato la chiusura parziale delle fonderie europee.

Anche i prezzi del nichel e dello zinco sono aumentati. Tuttavia, i prezzi dello zinco non sono aumentati molto per una semplice ragione: la Russia riveste un ruolo minore sul mercato dello zinco.

Il harachiri dell’Europa

A chi opera sul mercato dei metalli appare evidente che il harachiri europeo delle sanzioni stravolgerà l’econonomia del continente, con danni a breve e a lungo termine. Ma riuscirà a raggiungere l’obbiettivo di danneggiare anche la Russia?

Certamente, le sanzioni finanziarie, in particolare i problemi con i pagamenti all’estero, aggiungeranno nuovi vincoli al settore russo delle materie prime. Tuttavia, la Russia non deve comprare dall’estero materie prime e gli unici problemi di approvvigionamento derivano dai materiali provenienti dall’Ucraina. Per esempio, Rusal ha già dovuto chiudere la sua raffineria di allumina di Nikolaev per problemi logistici nella spedizione dal Mar Nero.

I metalli russi finiranno tutti in Cina. Torneranno mai in Europa?

Comunque, questi problemi nella fornitura di materie prime potrebbero non avere un impatto immediato sulle esportazioni russe di prodotti finiti. Inoltre, la Russia ha altre opzioni per le sue esportazioni.

La Cina è diventata uno dei principali consumatori di petrolio, gas naturale e metalli russi. Quelle linee di rifornimento rimarranno aperte e forniranno una fonte di fondi per l’economia e il tesoro russi. La controprova che il mercato asiatico non si sente quasi toccato dalla guerra russo-ucraina sono i prezzi del minerale di ferro che si sono mossi senza scossoni.

Cosa accadrà adesso? Nel breve termine, per il mercato dei metalli europeo, non c’è da aspettarsi nulla di buono, ma la cosa peggiore sono le preoccupazioni nel medio e lungo termine. Qualche analista ha infatti evidenziato che le mosse sanzionatorie dell’Europa stanno spingendo le materie prime russe dritte dritte verso la Cina. Una volta andate, torneranno mai verso l’Europa? Con quali materie prime ci riforniremo nel futuro?

Il timore è che buona parte del valore aggiunto che la nostra industria europea (in particolare quella italiana) riusciva a creare trasformando materia prima russa in prodotti finiti passerà nelle mani cinesi. Allora, rileggendo i fatti di questi giorni, potremo davvero dire che erano la cronaca di un disastro annunciato.

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