Grossi problemi per il rame: tassi che crescono e lockdown in Cina

Il prezzo del rame scende mentre il dollaro raggiunge il massimo da 20 anni. Shanghai rimane in lockdown e Pechino rischia di fare la stessa fine. I prezzi scenderanno ulteriormente?

Sui mercati internazionali dei metalli gli equilibri stanno cambiando. Alla fine della scorsa settimana il prezzo del rame è scivolato in basso, mentre il dollaro è salito al massimo degli ultimi 20 anni.

Crescono anche le preoccupazioni per le conseguenze di tassi d’interesse più elevati che danneggeranno la crescita globale. Non per nulla, le borse di mezzo mondo hanno accusato duri colpi.

Nel caso del rame le quotazioni sono scese 9.391 dollari a tonnellata al COMEX di New York (consegna luglio), mentre al London Metal Exchange (LME) hanno chiuso a 9.428 dollari (contratto cash). Anche allo Shanghai Futures Exchange (SHFE) il rame è sceso dell’1,3% in un solo giorno, arrivando a 10.784 dollari (72.100 yuan).

Le gravi minacce che incombono sul mercato del rame sono fondamentalmente due: il rialzo dei tassi e i lockdown pandemici in Cina.

Dollaro più forte e metalli più costosi

La scorsa settimana la Federal Reserve americana (FED) ha alzato il tasso di interesse overnight di riferimento di mezzo punto percentuale, il più grande balzo in 22 anni. L’obbiettivo è quello di combattere l’aumento dell’inflazione.

Di conseguenza il dollaro si è rafforzato, rendendo i metalli in dollari più costosi per gli acquirenti che utilizzano altre valute.

Shanghai in lockdown, Pechino quasi

Per quanto riguarda la pandemia in Cina, il numero di casi a Shanghai è in calo, ma la città rimane sotto un blocco che dura da più di un mese. Di contro, a Pechino, i contagi continuano a crescere anche se, fino ad ora, la capitale è riuscita a eludere i lockdown totali come a Shanghai, forse perché sono state chiuse le metropolitane, i locali pubblici e alcuni edifici residenziali.

L’impatto dell’approccio zero-COVID della Cina ha fatto crollare la fiducia delle aziende al minimo di 2 anni (il Caixin Manufacturing PMI è precipitato a 46). Con la contrazione dell’attività industriale, anche la domanda cinese di metalli si è ridotta. Secondo i dati diffusi ad aprile dall’Amministrazione Generale delle Dogane, le importazioni di rame sono diminuite dell’8,8% da febbraio a marzo. Questa tendenza dovrebbe continuare fino a maggio.

La politica cinese zero-covid ha un grande impatto sui mercati metallurgici mondiali

La Cina è il più grande produttore e importatore di rame al mondo. Di conseguenza, lo stato di salute della sua economia ha un grande impatto sui mercati metallurgici di tutto il mondo.

Secondo gli esperti, le città cinesi si riprenderanno dagli effetti del lockdown anche se resta da vedere quando. Inoltre, la determinazione cinese a non tollerare contagi e, quindi, ad un approccio restrittivo per il virus e per l’economia, non sembra cambierà tanto presto. Almeno fino a quando non si terrà il 20° Congresso Nazionale del PCC in autunno. Solo allora c’è chi spera possa esserci un cambio di politica nell’approccio al virus, con effetti benefici sull’economia cinese e sull’economia di tutto il mondo.

Quindi, con ogni probabilità, nel breve termine, i prezzi del rame ne risentiranno negativamente.

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