Chi si occupa professionalmente di investimenti, trascorre intere giornate a leggere rapporti finanziari e a guardare numeri che cambiano in continuazione sul display del computer.
Sono numeri importanti, che possono cambiare la vita di milioni di persone. Registrano i cambiamenti in tempo reale di quello che il mercato sente in merito al valore di azioni, obbligazioni, materie prime e tutta una serie infinita di prodotti finanziari derivati.
Una “lieve” pandemia che non sarà troppo dannosa per l’economia
Da Wall Street a Londra, da Shanghai a Tokyo, dentro i grattacieli della finanza globale il mondo fisico popolato da persone reali è solo un’astrazione da quantificare e analizzare. In un simile contesto, una delle più importanti società di ricerca e gestione degli investimenti di Wall Street ha pubblicato un’analisi secondo la quale il coronavirus non sarà così dannoso per l’economia.
La società in questione è la Morningstar Inc., con sede a Chicago. Secondo i suoi analisti, la pandemia che ha travolto il mondo reale sarà una “lieve pandemia“. Da cosa deriva tanto ottimismo? Fondamentalmente dalla certezza di avere un sistema sanitario avanzato, perfettamente in grado di far fronte all’emergenza. Inoltre, si ritornerà presto agli affari come al solito.
Ma l’ipotesi che la pandemia di coronavirus non distruggerà la fiducia nelle istituzioni, palesemente incompetenti e inadeguate al compito di combattere questa pandemia, non viene neanche presa in considerazione.
Eppure, basterebbe chiedere a qualsiasi medico ospedaliero. Da Milano a Madrid, da Londra a New York, è evidente quanto siano vicine al collasso le strutture ospedaliere (e le cose potrebbero ancora peggiorare in molte aree del mondo) per avere un quadro un po’ più realistico.
Il brusco ritorno alla realtà
Per i primi due mesi di quest’anno i mercati finanziari hanno praticamente ignorato i crescenti pericoli di una pandemia. Pensavano che eventuali problemi economici sarebbero ricaduti solo sulla Cina. Il pensiero che malattie infettive che non hanno cura possano attraversare i confini non ha nemmeno sfiorato la maggior parte degli investitori e dei consulenti per gli investimenti.
Come tutti sappiamo, a fine febbraio, la dura realtà ha portato al crollo dei mercati azionari.
Ma le implicazioni politiche e sociali del tracollo finanziario sembrano ancora qualcosa di marginale. Anche se chi si occupa di finanza ha sempre avuto il problema di essere disconnesso dalla realtà, questa volta moltissime persone che hanno perso denaro si ricorderanno bene di chi predicava che i mercati sarebbero sempre saliti in alto. Inoltre, la frantumata fiducia nelle istituzioni statali che dovrebbero proteggerci dalle emergenze, porterà ad un terremoto economico di portata incalcolabile.
La stagione di carneficina economica alle porte è il risultato della rottura di un sistema così vulnerabile che anche un piccolo virus riesce a scuoterne le basi. Quel virus sta ora mettendo in discussione capisaldi del nostro modo di vivere, compresa la sicurezza fisica, le certezze economiche, l’assistenza sanitaria e anche tutte quelle organizzazioni economiche e politiche che non sono in grado di proteggerci nemmeno da un’infezione epidemica.
Ci sarà da ripensare profondamente a molti dei pilastri della nostra società, magari cominciando proprio da questo avido, irresponsabile e spesso disonesto sistema di finanza globale.
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