La grande crisi dell’alluminio UE. La produzione migra in altri paesi

L’Europa è minacciata da nuove carenze di materie prime, soprattutto di alluminio. Un’analisi puntuale del Boston Consulting Group di una crisi che segnerà il tessuto industriale europeo per decenni.

La produzione di alluminio sta migrando dall’Europa“. Non ci sono tracce di polemica, ma solo fredde constatazioni dei fatti quelle che emergono dalle parole del responsabile della filiale tedesca del Boston Consulting Group.

Recentemente intervistato dal settimanale economico WirtschaftsWochem, il dirigente di una delle più importanti società di consulenza del mondo nel settore degli acquisti (procurement), ha espresso le sue preoccupazioni circa quanto sta accadendo sul mercato europeo dell’alluminio.

Addio all’allumio russo e anche a quello prodotto in Europa

A seguito della guerra in Ucraina e delle sanzioni dell’Unione Europea (UE) contro la Russia, l’alluminio russo non arriva più sul mercato. Rusal, uno dei più grandi produttori del mondo, era uno dei maggiori fornitori per l’Europa occidentale. La maggior parte dell’alluminio russo è stata ora dirottata verso la Cina.

Ma a questo problema se ne è aggiunto un altro, ancora peggiore e che cambierà nel lungo termine la struttura industriale del nostro continente. La produzione europea di alluminio è decimata a causa del forte aumento dei prezzi dell’energia. In Slovacchia, ma è solo uno tra i tanti esempi, è stato chiuso un grande impianto di alluminio che riforniva una parte significativa del mercato dell’Europa occidentale.

Le previsioni evidenziano una crescita della domanda di alluminio nel lungo termine, con il più grande cliente di metallo costituito dall’industria automobilistica (in Germania rappresenta quasi il 50% del mercato dell’alluminio). La tendenza verso auto elettriche e più leggere richiede più alluminio rispetto ai motori a combustione e ciò porterà ad un maggiore consumo di questo metallo.

La domanda si riprenderà ma gli impianti europei non riapriranno

Anche se qualcuno pensa ingenuamente che quando la domanda aumenterà gli impianti chiusi verranno riavviati (come avviene nel caso delle acciaierie), ciò non accadrà. Infatti, quello che stiamo vedendo è che molti produttori stanno costruendo nuove capacità altrove piuttosto che riavviare quelle che sono state chiuse in Europa. La produzione in Europa è diminuita di circa il 15% dalla guerra in Ucraina. Al contrario, è in aumento in altre regioni, soprattutto in Medio Oriente.

Le motivazioni di queste dinamiche sono abbastanza semplici e riconducibili ai costi energetici. Per produrre una tonnellata di alluminio servono circa 15 megawattora di elettricità. Un’auto media contiene 300 chilogrammi di alluminio, ovvero circa cinque megawattora. Nel 2022, il prezzo dell’elettricità è aumentato in Germania da circa 30 euro per megawattora a oltre 400 euro per megawattora. Poi è sceso e, al momento, i prezzi sono mediamente sotto i 100 euro. Una cifra comunque insostenibile, che significa costi aggiuntivi di circa 500 euro per auto solo di l’energia per produrre l’alluminio.

Il destino della produzione di alluminio in Europa è irrimediabilmente compromesso.

METALLIRARI.COM © ALL RIGHTS RESERVED



LA LETTURA CONTINUA...