Il grande buco dell’alluminio. Nel 2022 mancano 1,5 milioni di tonnellate

La produzione di alluminio primario cresce troppo lentamente rispetto ai consumi. Nel 2022 ci sarà un grosso deficit e i prezzi verranno spinti verso l’alto.

Le ottime performance dell’alluminio nel corso di quest’anno sono ormai entrate nella storia. Il prezzo è salito per tutto l’anno e, dopo lo stagno, è stato il secondo miglior risultato tra i metalli di base quotati al London Metal Exchange (LME).

L’epoca dell’alluminio che non c’è

Tuttavia, l’aspetto più straordinario non è stato il rally dei prezzi, quanto piuttosto il buco nell’offerta che si è andato creando. In altre parole, il mercato dell’alluminio sta entrando in una nuova era di deficit, che ovviamente porterà a prezzi in costante aumento.

Gli ultimi mesi del 2021 sono stati una prova generale di cosa ci aspetta. La Cina, per far fronte alla mancanza di metallo, ha liberato le scorte dalle sue riserve statali ma, a ottobre, i prezzi del metallo sono schizzati oltre i 3.200 dollari in mezzo ad una tempesta perfetta provocata anche dalla crisi energetica in Europa e in Cina.

Per i prossimi mesi l’interrogativo più importante sul mercato dell’alluminio riguarda proprio quanto sarà la crescita dell’offerta di metallo primario e se riuscirà a tenere il passo con la domanda.

La produzione cinese rimane ben al di sotto delle aspettative

Ultimamente, la carenza di energia in Cina e in Europa ha frenato la crescita dell’offerta. Nel caso della Cina, il più grande produttore mondiale di alluminio primario e il principale contributore alla crescita economica nell’ultimo decennio, la produzione primaria è stata inferiore alle aspettative di oltre 1,2 milioni di tonnellate. Gli esperti prevedevano una crescita prossima all’8% anno su anno, ma la cifra finale è stata appena sopra il 3%.

Puntando poi gli occhi sulla provincia cinese dello Yunnan, il più grande centro di produzione di alluminio primario del paese, le preoccupazioni non fanno che crescere. La regione è stata colpita da una carenza di energia dovuta agli invasi d’acqua troppo bassi e, nel 2022, la situazione non è prevista in miglioramento, se non per la parte finale dell’anno.

In questa situazione, la possibilità di una crescita dell’offerta dipende quindi dal resto del mondo. Non certo dall’Europa, dove la crisi energetica dovrebbe portare a un calo della produzione primaria per il terzo anno consecutivo. Purtroppo, tra nuovi progetti ancora sulla carta e impianti in costruzione, la capacità globale di alluminio primario sarà molto limitata per tutto il 2022.

I consumi vanno forte

Esaminando invece la domanda, quest’anno abbiamo assistito ad un forte recupero dei consumi, sostenuti dalle agevolazioni governative. Inoltre, settori come il solare e l’automotive continuano ad incrementare l’uso di alluminio. Certamente, la transizione energetica globale spingerà la domanda di alluminio (ma ance di altri metalli) su livelli sempre più elevati.

In conclusione, nel 2022 ci sarà un pesante deficit di alluminio. Secondo Ing Group, si tratta di un buco da 1,5 milioni di tonnellate di primario. Una quantità tale da far pensare ad una forte pressione sui prezzi che potrebbe farli tornare oltre i 3.000 dollari. Anche il 2022 non sarà un anno facile per i consumatori di alluminio!

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