Il ghiaccio artico che scompare apre la strada al gas naturale

Un grosso guaio per il mondo intero quello della ritirata della calotta polare artica, ma una nuova opportunità per chi trasporta gas naturale seguendo la rotta del Mare del Nord.

Le calotte di ghiaccio nel Circolo Polare Artico si stanno sciogliendo ad un ritmo allarmante. Gli avvertimenti che arrivano da scienziati e ambientalisti sono abbastanza chiari: il riscaldamento globale sta provocando il ritiro di una sempre maggiore quantità di ghiaccio nelle calotte polari dell’Artico.

Tuttavia, nonostante il dramma ambientale, per qualcuno si sono dei vantaggi. Infatti, meno ghiaccio nell’Artico significa anche un maggior numero di rotte per la navigazione, disponibili per periodi più lunghi nel corso dell’anno.

Meno ghiaccio nell’Artico significa anche più rotte navigabili

Una opportunità enorme per acquirenti e venditori di energia, soprattutto nel settore del gas naturale liquefatto (GNL). Trasportare GNL dalla Russia all’Asia, costa metà dei giorni di viaggio seguendo la rotta del Mare del Nord, anziché quella del Canale di Suez. Un viaggio da 15 giorni anziché 30.

Per i giacimenti di idrocarburi sulle penisole di Yamal e Gydan (Russia), la rotta del Mare del Nord svolge un ruolo chiave, garantendo tempi di trasporto più brevi e costi inferiori.

Proprio quest’anno, le temperature record nell’emisfero settentrionale hanno sciolto enormi quantità di ghiaccio. Si prevede che l’estensione di ghiaccio marino sarà ai minimi da quando sono iniziate le registrazioni satellitari. Di conseguenza, la stagione delle spedizioni di gas naturale nelle acque settentrionali può iniziare prima e terminare più tardi rispetto agli anni precedenti.

Il carbone nero che distrugge il ghiaccio

Questa estate, un’ondata di calore ha investito la maggior parte dell’emisfero settentrionale. Le temperature nella Norvegia settentrionale sono rimaste ben al di sopra della media, sia in luglio che in agosto. A Banak, nell’estremo nord della Norvegia, le temperature hanno raggiunto il record di 32 gradi Celsius, ben al di sopra della temperatura media massima estiva di 17 gradi Celsius.

Come abbiamo detto, gli scienziati attribuiscono il più rapido scioglimento del ghiaccio artico e le ondate di calore al riscaldamento globale e ai cambiamenti climatici.

Inoltre, gli ambientalisti avvertono che un maggiore traffico sulle rotte di navigazione artica contribuirà ulteriormente alla ritirata delle calotte polari, a causa delle emissioni di carbone nero. Infatti, quando le navi bruciano carburante, specialmente gasolio pesante, emettono il cosiddetto carbone nero (fuliggine), che assorbe il calore e si deposita sul ghiaccio e sulla neve, accelerando lo scioglimento. Per questo, l’International Maritime Organization (IMO), vorrebbe vietare l’uso di gasolio combustibile pesante nell’Artico.

In ogni caso, al di là degli effetti imprevedibili e certamente negativi sulla vita della Terra, la ritirata delle calotte polari dell’Artico sta di fatto aprendo una corsia di navigazione più ampia per il commercio di energia e, soprattutto, di gas naturale.

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