Il futuro del rame non è mai stato così incerto, ma i prezzi puntano in alto

Il mercato del rame è in difficoltà, mentre le opinioni degli esperti non sono concordi sulle prospettive dell’offerta nel breve termine.

Ci sono stati momenti, non molto lontani, in cui tutti gli esperti erano concordi nel prevedere grandi cose per il rame e per i suoi prezzi. Adesso, la concordia è sparita e i pareri sulle prospettive a breve termine sono contrastanti. Per dirla in altre parole, l’incertezza è totale!

Rame da miniera in surplus nel 2022

L’International Copper Study Group (ICSG) evidenzia come il mercato globale del rame sarà in equilibrio quest’anno, con una domanda e un’offerta bilanciati. Tuttavia, nel 2022, l’ICSG prevede un significativo surplus di offerta. Tradotto in numeri, quest’anno ci sarà un piccolo deficit di 42.000 tonnellate, mentre il prossimo anno la disponibilità di nuove forniture dalle miniere spingerà il mercato ad un surplus di 328.000 tonnellate.

Quindi c’è da attendersi un ribasso dei prezzi? Nient’affatto secondo Goldman Sachs che prevede un’offerta limitata per un’ondata di interruzioni della raffinazione in Cina a seguito dei problemi energetici. Inoltre, le nuove forniture delle miniere saranno inferiori a quanto atteso o comunque in ritardo, creando un mix perfetto per l’aumento dei prezzi. Per questi motivi, proprio la scorsa settimana, Goldman Sachs aveva previsto 10.500 dollari per tonnellata per il prezzo spot.

Scorte di borsa ai minimi storici (1974)

Leggendo invece il Financial Times, sembra che il mercato del metallo rosso sia estremamente sotto pressione. La differenza tra il prezzo spot e quello per la consegna a tre mesi al London Metal Exchange (LME) ha raggiunto il record di 350 dollari per tonnellata.

Anche i livelli delle scorte di borsa in rapida diminuzione fanno pensare ad un’offerta che non riesce a tenere il passo con la domanda. Le scorte di rame LME non ancora destinate alla consegna sono soltanto 14.150 tonnellate, quando a settembre erano oltre 200.000 tonnellate. Secondo Reuters, sono ai livelli più bassi dal 1974.

Goldman Sachs ha previsto che le scorte toccheranno i minimi a fine anno e che entro il secondo trimestre del prossimo anno potrebbero esaurirsi completamente.

Manca la raffinazione cinese

In realtà, i veri problemi del rame riguardano soprattutto il breve termine, con le interruzioni della raffinazione in Cina, e non il lungo termine, quando la rivoluzione verde manifesterà i suoi effetti (l’uso del rame nelle varie tecnologie verdi raggiungerà i 6 milioni di tonnellate entro il 2030).

Ritornando alle previsione dell’ICSG, anche se aumenterà l’offerta delle miniere nel corso dei prossimi mesi, il collo di bottiglia potrebbe rivelarsi la raffinazione, limitata dai noti problemi energetici. Insomma, l’abbondanza di rame estratto e l’impossibilità di raffinarlo tutto potrebbe spingere i prezzi ancora verso l’alto.

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