È la fine per fonderie/acciaierie europee? Cronaca di una morte annunciata

La produzione ad alta intensità energetica di metalli in Europa potrebbe essere vicino al tramonto. Ecco gli scenari che abbiamo davanti quando verrà deciso l’embargo del petrolio e del gas dalla Russia.

Prezzi del gas a livelli insostenibili e riduzione della produzione per le fonderie europee, con un effetto drammatico sull’output di metalli. Tutto ciò è quello a cui abbiamo assistito negli scorsi mesi, ma che potrebbe essere solo l’anticamera di quello che ci attende.

I paesi dell’Unione Europea (UE) sembrano propensi a recidere i cordoni della dipendenza energetica dalla Russia. Le opinioni sul ritmo di questo cambiamento variano da paese a paese, con la Francia disposta ad un embargo sulle importazioni russe (il paese ha la maggior quantità di energia nucleare d’Europa) e Germania e Italia molto meno entusiaste. Tuttavia, anche se non è chiaro quando ciò avverrà, è possibile che l’Europa metta presto in atto un embargo totale sui beni e servizi russi.

Rinunciare al carbone russo: possibile

Per il carbone l’embargo è già iniziato anche se si tratta di una materia prima più facilmente rimpiazzabile. Infatti, paesi come Stati Uniti, Sud Africa, Indonesia e Australia potrebbero aumentare le esportazioni per compensare la perdita europea di approvvigionamento dalla Russia.

Rinunciare al petrolio russo: difficile

Ma per il petrolio le cose sarebbero più complicate anche perché è difficile individuare i vari tipi di greggio di cui le raffinerie hanno bisogno. Inoltre, esiste un problema logistico che vede molte raffinerie posizionate nelle vicinanze degli oleodotti Russia-Europa, così come tutte le infrastrutture di raffinazione basate sull’uso del petrolio russo.

Rinunciare al gas russo: un disastro

Se sostituire il petrolio russo appare complicato, nel caso del gas naturale l’impresa è quasi impossibile. Soprattutto d’inverno, quando viene utilizzato sia per la produzione di energia elettrica industriale che per il riscaldamento domestico, la mancanza di gas russo è un problema con conseguenze che potrebbero essere drammatiche. Alcune stime indicano che un embargo assoluto comporterebbe una perdita di circa il 10% della domanda di energia primaria, con la conseguenza di dover forzare il razionamento per i grandi consumatori.

In questa situazione la produzione di metalli ne uscirebbe con le ossa rotte. Anche ammesso e non concesso che fosse possibile ricevere gas (GNL in questo caso) da paesi come gli Stati Uniti, i costi sarebbero molto maggiori rispetto al gas russo. Inoltre, gran parte della produzione di GNL esistente è già appaltata ai mercati asiatici, senza contare che l’Europa ha margini limitati per la degassificazione.

Le conseguenze per il settore dei metalli

Ma, prendiamo in esame cosa potrebbe succedere al settore dei metalli se, nonostante queste premesse drammaticamente sfavorevoli, l’Europa scegliesse la strada, apparentemente folle, dell’embargo energetico.

Innanzitutto, è praticamente inevitabile che l’Europa vivrà per un periodo prolungato di tempo con prezzi energetici elevati e forniture di gas naturale limitate. Che fine faranno le aziende ad alta intensità energetica come le fonderie, le raffinerie e le acciaierie?

Secondo Capital Economics i prezzi del petrolio saranno almeno di 130 dollari al barile e quelli del gas di 150 euro al MWh per tutto il 2022 e il 2023. Si tratta di prezzi medi e non dei picchi che ci saranno, per esempio, in inverno.

Quante aziende riusciranno a resistere con costi energetici tanto elevati? Le fonderie di alluminio o di zinco chiuderanno e l’Europa perderà la sua produzione di metalli? Le acciaierie riusciranno a trattenere il fiato e a contenere le perdite per anni o preferiranno abbandonare il continente e delocalizzare chissà dove?

Nessuno ha la sfera di cristallo per dare risposte chiare a queste domande ma, di certo, la situazione si sta pesantemente deteriorando, mentre la politica europea corre come un treno fuori controllo verso l’embargo energetico.

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