Ferro 2022: previsioni e prospettive per quest’anno

Una domanda discendente eserciterà una pressione al ribasso dei prezzi del ferro. Ma ecco nel dettaglio cosa prevedono gli esperti…

Per il ferro, lo scorso anno, è stato un anno emozionante e pieno di colpi di scena. In 12 mesi i prezzi sono saliti e scesi violentemente.

Certo è che, se anche il 2022 dovesse essere tanto volatile, le coronarie dei più deboli di cuore saranno messe a dura prova. Per prepararci quindi ad ogni eventualità, sentiamo cosa ne pensano gli esperti, partendo dalla rassegna di un anno davvero indimenticabile.

2021, un anno da ricordare

Il 2021, per il ferro, verrà ricordato come l’anno dei 220 dollari. Infatti, a maggio, le quotazioni del minerale di ferro hanno oltrepassato questo livello record.

Lo scorso anno era cominciato a 158,50 dollari a tonnellata, dopo un 2020 pieno di incertezze. I primi sei mesi sono stati molto positivi, tanto che, a maggio, il ferro veniva scambiato a 229,50 dollari. Tuttavia, nella seconda metà dell’anno la storia è cambiata e i prezzi sono diminuiti drasticamente, soprattutto a causa dalla minore produzione di acciaio in Cina.

Il 10 novembre, il minerale di ferro ha toccato il fondo a 84,50 dollari, il livello più basso in un anno e mezzo. Ma, a fine anno, la tendenza dei prezzi ha imboccato ancora il rialzo, con un rimbalzo sopra i 100 dollari, mentre prendevano piede le aspettative di un riavvio a breve termine della produzione di acciaio nelle acciaierie cinesi.

Grafico 2021 prezzi ferro (dollari per tonnellata)
Grafico 2021 prezzi del ferro (dollari/tonnellata)

Le prospettive per il 2022

Per quest’anno, ING Group non è troppo ottimista e prevede un indebolimento della domanda di minerale di ferro rispetto ai livelli del 2021. In Cina rimarranno in vigore i controlli sulla produzione siderurgica, con un aumento dell’utilizzo di rottami. Nel resto del mondo, invece, la domanda dovrebbe rimanere sostanzialmente stabile.

Di certo, nei prossimi anni, la spinta alla decarbonizzazione della Cina dovrebbe causare la chiusura degli altiforni. Perciò, S&P Global ha previsto una riduzione di 18 milioni di tonnellate della produzione di ghisa cinese (pig iron) tra il 2020 e il 2022.

Di conseguenza, la domanda di minerale di ferro di alta qualità ne trarrà vantaggio visto le minori impurità e la maggior produttività che garantisce. Il minerale di ferro a bassa impurità consuma infatti meno carbone e quindi emette meno CO2.

Nel complesso, ING Group pensa che, nel 2022, ci sarà ancora un disavanzo su base annua, ma in misura trascurabile. In altre parole, il mercato dovrebbe registrare un equilibrio tra domanda e offerta. Tuttavia, non va dimenticato che, anche quest’anno, l’offerta rimarrà molto rigida e qualsiasi interruzione nell’approvvigionamento o ritardi nella messa in funzione di nuovi impianti produttivi daranno luogo ad una maggiore volatilità dei prezzi. Ne abbiamo avuto un esempio recente, con le interruzioni produttive della Vale in Brasile dovute alle forti piogge, che hanno innescato una crescita dei prezzi.

Come si muoveranno i prezzi?

Cosa potrebbe succedere ai prezzi nel 2022? In linea di massima, analisti ed operatori sono orientati al ribasso.

Secondo ING Group, la media annua scenderà a 100 dollari a tonnellata, sempre che nuove varianti del coronavirus non interrompano la catena di approvvigionamento globale.

Per FocusEconomics i prezzi del minerale di ferro avranno una media di 92,10 dollari nel quarto trimestre del 2022 e di 82,90 dollari nel quarto trimestre del 2023. Le ragioni di questo ribasso stanno nelle probabilità che il mercato immobiliare cinese, con i suoi problemi, possa pesare sulla domanda di acciaio. Inoltre, in linea con i suoi obbiettivi ambientali, la Cina continuerà a limitare la produzione di acciaio.

Anche sul lato dell’offerta ci saranno pressioni al ribasso dei prezzi dal momento che, nei prossimi due anni, la produzione aumenterà, in particolare in Australia e in Brasile.

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