Hong Kong, rispetto a quasi vent’anni fa, è molto cambiata.
Era il 1997 quando decine di migliaia di investitori facoltosi, insieme ai loro miliardi di dollari, fuggivano dalla città.
Infatti, dopo un secolo di dominio britannico, la città era in procinto di tornare alla Cina. Tutti temevano che la Cina non avrebbe onorato il suo impegno a mantenere, per almeno altri 50 anni dopo il passaggio di consegne, il sistema giuridico basato sul diritto inglese e la magistratura indipendente.
Paure fondate? Guardando ai mercati finanziari sembrerebbe di no. L’indice del mercato azionario locale ha triplicato il suo valore dal 1998 ad oggi e i prezzi degli immobili hanno infranto tutti i record durante il 2013, con una riduzione nel 2014 per le misure anti-speculazione adottate dal governo.
Alcuni tra quelli che avevano lasciato Hong Kong sono ritornati, attirati dalla vera fonte della trasformazione della città negli ultimi due decenni: la sua vicinanza alla Repubblica Popolare Cinese e alla sua economia in rapida crescita.
Gli investitori internazionali hanno versato fiumi di denaro nei titoli quotati alla borsa di Hong Kong e gli imprenditori cinesi che operano a livello internazionale utilizzano Hong Kong come un condotto di fiducia per i loro partner commerciali.
A Hong Kong sette milioni di abitanti vivono in una superficie di poco più di 1.000 chilometri quadrati (circa un terzo delle dimensioni della Val d’Aosta). Ciò rende Hong Kong uno dei luoghi più densamente popolati del pianeta. Tuttavia, con una simile densità di popolazione, la città possiede infrastrutture incredibilmente sviluppate oltre ad un accesso insuperabile ai mercati asiatici emergenti.
Un altro punto di forza di Hong Kong è il suo sistema fiscale. Non ci sono imposte sui redditi maturati fuori dal suo territorio e al reddito delle persone fisiche residenti è applicata un’aliquota massima del 17%. Non ci sono imposte sulle plusvalenze, non esistono ritenute fiscali ne imposte sui beni venduti, non c’è IVA e nessuna imposta sui beni posseduti.
Investendo l’equivalente di 1,3 milioni di dollari nel Capital Investment Entrant Scheme è possibile ottenere la residenza, per mantenere la quale è necessario vivere nella città per almeno una parte dell’anno.
Naturalmente il futuro di Hong Kong è strettamente legato al suo gigante protettore: la Repubblica Popolare Cinese.
La Cina, secondo gli accordi, non assumerà il controllo sull’economia e sul sistema giuridico della città fino al 2047. Ma nonostante ciò, la Cina esercita a tutt’oggi una grande influenza sulla politica locale di Hong Kong. Anche se esistono molti timori circa la crescente interferenza cinese, Hong Kong rimane un rifugio sicuro.
Mancano più di 30 anni alla fine dell’autonomia economica di Hong Kong, un tempo più che sufficiente per fare ancora un sacco di affari grazie ad una delle zone economiche a più rapida crescita di tutto il mondo.