Le radici del Libano come centro finanziario offshore, risalgono al secolo scorso.
Infatti, tra la prima e la seconda guerra mondiale, alcuni libanesi emigrati in America Latina e in Africa fecero grandi fortune con il commercio internazionale di tutte quelle ricchezze, come per esempio diamanti, dei paesi colonizzati dalle potenze europee e in particolare dalla Francia. I patrimoni così accumulati hanno costituto la pietra angolare del settore bancario offshore del Libano, soprannominato la Svizzera del Medio Oriente.
La crisi del canale di Suez, nel 1956, ha consentito alla capitale libanese, Beirut, di diventare una testa di ponte per molte imprese europee in Medio Oriente. Fu proprio in quell’anno che il Libano promulgò la sua legge sul segreto bancario, uno dei principali fattori che hanno decretato il successo del paese come paradiso fiscale in Medio Oriente.
Molti considerano l’artefice del successo finanziario e commerciale del paese in quel periodo il famoso banchiere libano-palestinese Yousef Beidas, fondatore della Intra Bank nel 1951. Una banca che è stata una delle più grandi storie di successo finanziario del Medio Oriente e una dei più clamorosi collassi mai avvenuti. Infatti, quando nel 1966 la banca fallì aveva sotto il suo controllo, tra le altre cose, il porto di Beirut, le Middle East Airlines, il Casino du Liban (il più grande al mondo) e la stazione radio del paese. Un crollo che probabilmente è stato aiutato dal ruolo di Yousef Beidas come finanziatore del movimento palestinese Al-Fatah, in lotta con Israele.
Anche nei periodi più turbolenti della sua storia, come quelli durante la guerra civile durata fino al 1991, il Libano non ha mai smesso di attrarre l’interesse degli investitori internazionali come centro offshore, anche grazie alle sue banche tradizionalmente fortemente capitalizzate e ritenute luoghi sicuri per la privacy dei clienti.
Ancor oggi, il segreto bancario libanese è rimasto un importante pilastro per gli interessi finanziari del paese. Qualcuno, forse esagerando, considera il segreto bancario del Libano come il più inviolabile del mondo. Di certo, nell’ultima classifica dei paesi con il maggiore segreto bancario (Financial Secrecy Index), il Libano compare al nono posto, in compagnia di Gibilterra, Dominica e Nauru.
Pur risultando dalle statistiche ufficiali che i non residenti rappresentano solo una piccola quota dei depositi libanesi, secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI) i depositi bancari in Libano rappresentano il 267% del PIL (2006), gran parte dei quali detenuti da non residenti. Non residenti spesso di origine libanese, come Carlos Slim, uno degli uomini più ricchi del mondo (“I più ricchi del reame: graduatoria 2015“), o Nicholas Hayek, inventore dello Swatch e fondatore dell’omonima azienda, la più grande produttrice di orologi svizzeri.
Anche se il Libano ha adottato alcune misure per allinearsi agli standard internazionali in materia di trasparenza, soprattutto a riguardo del riciclaggio di denaro, il paese rimane sotto la pressione dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) e dei principali organismi di controllo finanziario mondiale che vorrebbero un segreto bancario violabile. Infatti, anche se il governo libanese ha stipulato accordi bilaterali con una serie di paesi per lo scambio di informazioni finanziarie, nella realtà le autorità libanesi non hanno accesso alle informazioni detenute da banche, istituzioni fiduciarie e le altre istituzioni all’interno del settore finanziario, soprattutto a fini fiscali.
A causa delle severe normative sul segreto bancario, perfino il Ministero delle Finanze non può accedere alle informazioni in materia di operazioni bancarie e identità dei clienti.
Il segreto bancario libanese sembra destinato a durare ancora a lungo.