Il dopo di un’esplosione nucleare. Come sopravvivere al fallout?

Chi sopravvive ad un’esplosione nucleare rischia l’esposizione alle ceneri e alle polveri radioattive (fallout).

C’è un tarlo che è ormai entrato nella testa dei cittadini di tutta Europa. È il tarlo di un conflitto nucleare.

D’altronde, la guerra tra Russia e Ucraina ha spinto l’Occidente ad un atteggiamento intransigente ed ostile nei confronti di Putin, il Presidente di un paese armato fino ai denti con ordini nucleari. Anche se lo scenario di una guerra nucleare non sembra il più probabile, è assolutamente comprensibile che la paura stia crescendo.

Lo scenario di una città colpita da un’atomica a basso potenziale

Quindi, se anche tu stai pensando a cosa fare se sopravvivi ad un esplosione nucleare, non sei certo l’unico.

Per dare una risposta a questa domanda, abbiamo rispolverato uno studio di Michael Dillon, ricercatore americano del Lawrence Livermore National Laboratory, pubblicato nel 2014 sulla rivista Proceedings of the Royal Society A: Mathematical and Physical Sciences.

Lo scenario è quello di una grande città colpita da una bomba atomica a basso potenziale (tra 0,1 e 10 kilotoni). Si tratta di un ordigno che i militari chiamano arma nucleare tattica, molto meno potente della bomba sganciata su Hiroshima, che era di circa 15 kilotoni. Le potenze nucleari possiedono anche bombe più potenti, da 50 kilotoni, ma la Russia ne ha costruito una addirittura da 100 kilotoni (Bomba Zar).

Come sopravvivere alle radiazioni?

Ma torniamo a cosa succede in caso di bomba nucleare tattica che colpisce una grande città. Gli studi hanno dimostrato che possono sopravvivere fino a 100.000 persone, che devono però poi riuscire a scampare alle radiazioni.

La prima grande sfida per chi è ancora vivo dopo l’esplosione è quella di sopravvivere al fallout, cioè alla ricaduta al suolo di detriti vaporizzati e radioattivi che vengono sparpagliati dai venti dominanti. La cosa migliore da fare è trovare subito un edificio coperto dove ripararsi. Più le mura sono spesse e meglio è. Mattoni spessi e cemento armato sono una protezione adeguata, facendo attenzione di stare lontano dalle finestre. Riparandosi nel seminterrato di un condominio di cinque piani in mattoni, ad esempio, si rimane esposti soltanto ad 1/200 della quantità di radiazioni ricadute all’esterno.

Scappare o restare?

Ma la domanda delle domande è cosa fare se non c’e nessun buon rifugio vicino. Meglio restare o rischiare l’esposizione alle radiazioni cercandone uno migliore?

Secondo lo studio di Michael Dillon, ci sono alcune regole generali da seguire.

Chi si trova all’interno di un rifugio sicuro quando la bomba esplode, dovrebbe rimanervi fino all’arrivo dei soccorsi.

Chi si trova a circa 5 minuti di distanza da un riparo come potrebbe essere un condominio con seminterrato, farebbe bene a raggiungerlo velocemente e a rimanervi.

Se invece l’edificio sicuro si trova a 15 minuti di viaggio o più, meglio accontentarsi di un rifugio meno sicuro, aspettare circa un’ora (il periodo in cui le radiazioni sono più intense) e poi partire verso un riparo migliore.

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