Verso la fine di gennaio, la dinamica dei prezzi dell’alluminio al London Metal Exchange (LME) è cambiata. Infatti, le quotazioni del metallo sono scese bruscamente, attestandosi su nuovi minimi a breve termine.
Prima dello scoppio del coronavirus cinese di Wuhan, i prezzi dell’alluminio sembravano inchiodati intorno ai 1.800 dollari a tonnellata. Un livello da cui si sono rapidamente allontanati, scendendo anche sotto i 1.700 dollari (1.675 dollari il 20 gennaio). Attualmente (14 febbraio), il contratto cash dell’alluminio vale 1.704 dollari.
Per i produttori di metallo il mercato sta complicandosi sempre di più. Tuttavia, la debole domanda di alluminio è stata fino ad ora compensata dai minori costi delle materie prime.
In Cina l’alluminio non è crollato
Invece, allo Shanghai Future Exchange (SHFE), nonostante i prezzi complessivamente più deboli dei metalli industriali, l’alluminio non è crollato, riuscendo a mantenersi sopra i 13.500 renminbi a tonnellata.
Interessante e in controtendenza anche l’andamento dei prezzi dei rottami cinesi di alluminio. A gennaio, sono infatti aumentati per il quarto mese consecutivo, salendo dello 0,4%.
I prezzi continueranno a scendere
Secondo MetalMiner, i prezzi dell’alluminio continueranno a scendere a breve termine. La causa è la debole domanda in Cina, alle prese con i problemi di produzione dovuti all’epidemia di coronavirus. Ma anche a più lungo termine i prezzi saranno penalizzati dai livelli di capacità produttiva troppo elevati.
Per Norsk Hydro, la crescita della domanda globale nel corso del 2020 varierà tra lo zero e il 2%, con una produzione che supererà la domanda da 500.000 a 1 milione di tonnellate.
Infine, uno sguardo a come si sta muovendo l’offerta a livello globale. Nonostante i prezzi bassi, diversi importanti produttori hanno recentemente riavviato o aggiunto capacità. È il caso dell’Aluminium Bahrain (Alba), della Rusal e della cinese Yunnan Aluminium Co Ltd.
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