Deficit di alluminio per il 2014?

Pareri discordi tra gli analisti sul futuro delle quotazioni dell’alluminio, nonostante i principali produttori abbiano già iniziato a ridurre la produzione.

Il mercato dell’alluminio è stato caratterizzato durante tutto il 2013 da un eccesso di offerta e i prezzi si sono mossi di conseguenza, toccando il minimo verso la fine dell’anno.

Le previsioni su quanto accadrà nel 2014 sono piuttosto variegate e si dividono tra chi sostiene che i prezzi rimarranno depressi a causa dell’eccesso di offerta e chi crede che presto si verificherà un deficit mondiale di alluminio.

Durante l’anno appena trascorso, i prezzi sono scesi del 15% (gennaio-novembre) e le scorte al London Metal Exchange (la borsa metalli di Londra) continuano ad essere a livelli molto alti.

Secondo la Rusal, il più grande produttore di alluminio del mondo, la produzione diminuirà in tutti i paesi extra-Cina, causando un deficit

Nei primi nove mesi del 2013, la produzione di alluminio ha superato la domanda di 1,2 milioni di tonnellate, secondo i dati del World Bureau of Metal Statistics. Questo surplus è il doppio di quanto c’era in tutto il 2012. A giugno, la produzione mondiale totale stimata di alluminio è stata di 50,6 milioni di tonnellate, con un incremento del 5,5% anno su anno.

Secondo la Rusal, il più grande produttore di alluminio del mondo, la produzione diminuirà in tutti i paesi extra-Cina, causando un deficit tra domanda e offerta  di 2,4 milioni di tonnellate nel 2017.

Per il momento, l’alluminio viene ancora scambiato a prezzi così bassi che non si vedevano dal 2009 e la disponibilità nei magazzini di tutto il mondo non manca. Questo è il principale motivo che ha spinto Rusal, Alcoa e Rio Tinto a drastiche riduzioni della produzione.

Secondo Seeking Alpha, società specializzata nelle informazioni e analisi finanziarie, i prezzi dell’alluminio sono così bassi che se dovessero scendere ulteriormente costringerebbero moltissimi impianti di produzione alla chiusura. Già ad oggi, se i produttori non avessero alzato i premi di vendita (cioè lo spread che si somma al prezzo di borsa), non sarebbero in grado di coprire i costi di gestione.

Perciò è assai improbabile che il nuovo anno segua le orme di quello appena trascorso, penalizzando i prezzi dell’alluminio come non accadeva da anni.

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