Come può una società gigantesca collassare?
Questa è la domanda che angustia molti piccoli risparmiatori in tutto il mondo, che erano diventati azionisti o obbligazionisti di Noble Group Ltd, il gigante del trading di materie prime con sede ad Hong Kong.
Proprio a fine agosto, a Singapore, è stato approvato il piano di ristrutturazione del debito verso gli azionisti che, di fatto, ha penalizzato i piccoli investitori e i dipendenti che avevano comprato azioni, passando il controllo di ciò che resta della società ai creditori più importanti. Per evitare la bancarotta, il 70% del patrimonio netto della società rinnovata andrà ai creditori senior, il 10% al management e il resto agli azionisti esistenti. Ma con circa la metà del debito cancellato.
Perdite per miliardi di dollari
La società Noble Group ha 32 anni. Era il 1986 quando Richard Samuel Elman la fondò per operare nei settori dell’agricoltura, dell’energia, dei metalli, dei minerali e della logistica. In pochi anni cresce rapidamente: nel 1997 viene quotata al Singapore Stock Exchange e nel 2000 entra in Fortune 500. Con circa un migliaio di dipendenti, fatturava 46 miliardi di dollari (2016).
Ma dal 2015 Noble Group comincia a perdere miliardi e, dai 12 miliardi di dollari che valeva, si è ridotta ad un mucchio di perdite e di debiti. Ma, quel che è peggio, ha ingannato gli investitori con trucchi contabili, sostenendo fino alla fine l’integrità dei propri conti.
Una brutta faccenda, anche per la reputazione di Singapore nel mondo e per le autorità di regolamentazione del paese che ora sono sotto esame. Infatti, il Singapore Exchange Ltd. (la borsa valori) ha la supervisione e la responsabilità di mantenere i mercati ordinati e trasparenti, vigilando sulle irregolarità. E dietro al Singapore Exchange c’è la Monetary Authority di Singapore, la banca centrale del paese.
Nessuno ha ascoltato chi diceva che la contabilità era truccata
Tra l’altro, quanto accaduto ricorda da lontano il fallimento di un’altra società di trading del settore energetico: l’americana Enron, quotata a Wall Street e finita in default nel 2001 a causa di bilanci truccati e perdite superiori alle previsioni.
C’era però qualcuno che aveva lanciato l’allarme in tempo. Si tratta di Iceberg Research, una società guidata da Arnaud Vagner (ex analista della Noble), che dal 2015 diceva che le pratiche contabili del gigante delle commodity non erano corrette. Accuse a cui Noble ha sempre risposto colpo su colpo, difendendo costantemente le proprie azioni.
Adesso, molti rimpiangono di non aver liquidato il proprio investimento quando Iceberg Research aveva cominciato a criticare la contabilità di Noble.
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