Per quelli che non sono del settore, Hongqiao Group, conosciuto anche come Shandong Weiqiao Aluminium & Electricity, è un nome che non dice molto.
Ma per multinazionali come Alcoa e Rusal, è il nome che ricorda il demonio. Infatti, i giganti americani e russi dell’alluminio non hanno nessuna speranza di competere a lungo termine con questo gruppo cinese che, nonostante i prezzi dell’alluminio siano molto bassi, riesce lo stesso a fare soldi.
Alcoa e Rusal, i numeri uno dell’alluminio mondiale, non riescono in nessun modo a fare profitti in un mercato depresso come quello attuale.
Invece, Hongqiao Group va a gonfie vele: vendita in crescita del 39% nel 2015 (4,12 milioni di tonnellate), con una quantità superiore anche a quella della Rusal, oltre a pesanti investimenti per nuove fonderie e per nuovi impianti per la produzione dell’energia elettrica necessaria. Hongqiao Group, entro la fine del 2016, raggiungerà poco più di 6 milioni di tonnellate di capacità produttiva.
Il segreto di Hongqiao è proprio nell’energia elettrica di cui, alla fine del 2015, disponeva di 9.330 MW, sufficienti per assicurargli l’80% dei propri fabbisogni. Un segreto che gli consente di essere fra i fornitori di alluminio a più basso costo di tutto il mondo.
Inoltre, il gruppo cinese continua ad incoraggiare molti suoi clienti a dislocarsi vicino alle proprie fonderie, abbassando i costi di trasporto ed evitando una costosa rifusione in lingotti dell’alluminio liquido. E il prossimo passo sarà la costruzione di raffinerie di allumina per essere meno dipendenti dai fornitori australiani che hanno sempre giocato un ruolo importante come raffinatori di bauxite e fornitori di allumina per il mercato cinese.
Sfortunatamente per i produttori di alluminio occidentali, Hongqiao Group non è l’unica realtà del genere in Cina. Esistono anche altre aziende di proprietà privata (per esempio Jinjiang e Xinfa) che sono incamminate sulla stessa strada che le porterà a sorpassare i colossi storici dell’alluminio, sia in termini di capacità produttiva, di conoscenze tecnologiche e, soprattutto, in termini di bassi costi di produzione.
Anche se il livello di indebitamento di queste nuove fonderie cinesi è abbastanza elevato, forse troppo secondo il parere di qualche osservatore, non esistono dubbi sul fatto che siano riuscite a lavorare con costi più bassi e in condizioni di eco-compatibilità come in nessuna altra parte del mondo.
Tutto fa pensare di essere alla soglia di una nuova epoca per l’alluminio mondiale e, perciò, c’è chi inizia a domandarsi se i grandi produttori di alluminio occidentali non siano destinati a fare la stessa fine dei dinosauri.