Chiude un’importante raffineria sul Mar Nero e i prezzi dell’alluminio volano

Il conflitto tra Russia e Ucraina sta massacrando il mercato dell’alluminio. Per fortuna, fino ad oggi, la RUSAL non è stata colpita dalle sanzioni.

I prezzi dell’alluminio non si fermano.

L’intensificarsi delle tensioni tra Russia e Ucraina spinge le quotazioni a stabilire un record dopo l’altro, mentre nessuno ha dubbi sul fatto che il trend rialzista non rallenterà (venerdì 4 marzo, il contratto cash LME ha raggiunto 3.851 dollari a tonnellata).

Inoltre, i problemi di carenza di metallo sembrano destinati ad ingigantirsi mentre il World Bureau of Metal Statistics evidenzia come anche nel 2021 il mercato fosse gravemente in deficit (1,9 milioni di tonnellate).

Chiude una raffineria di allumina sul Mar Nero

Anche se le sanzioni non hanno ancora colpito direttamente l’alluminio, la guerra tra Russia e Ucraina sta martellando il mercato. Secondo una notizia Reuters della scorsa settimana, il principale produttore russo di alluminio (RUSAL) ha chiuso la produzione nella raffineria di allumina di Nikolaev, sul Mar Nero (Ucraina).

Per il portale Mining, questa raffineria rappresenta circa il 23% della produzione primaria di alluminio della RUSAL. Produce infatti 1,75 milioni di tonnellate all’anno e fornisce allumina alle fonderie russe di Bratsk, di Krasnoyarsk e di Sayanogorsk. Si tratta di tre fonderie che, in totale, producono circa 2,5 milioni di tonnellate di alluminio all’anno.

A rischio 2,5 milioni di tonnellate della RUSAL

Se queste tre fonderie rimarranno senza allumina, dovranno interrompere la produzione di alluminio. Probabilmente, le scorte potrebbero durare tra poche settimane e un mese. La sorte di 2,5 milioni di tonnellate di alluminio dipenderà dalla durata del conflitto, che determinerà per quanto tempo non arriverà allumina dalla raffineria di Nikolaev.

Per chi ancora non lo sapesse, RUSAL è il più grande produttore di alluminio della Russia e la sua produzione rappresenta circa il 6% dei circa 70 milioni di tonnellate all’anno delle forniture globali. Naturalmente, l’azienda sta soffrendo per l’aumento dei prezzi dell’energia e per le interruzioni delle forniture a causa della guerra in corso.

Per fortuna, fino ad ora, le sanzioni non hanno ancora preso di mira la RUSAL, come invece accadde nel 2018 quando furono i consumatori a pagarne le conseguenze.

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