Jean Paul Kauffmann, giornalista e scrittore francese, diceva che “l’economia dipende tanto dagli economisti quando il tempo dalle previsioni meteorologiche”.
Tuttavia, questa volta, gli economisti non avevano sbagliato a prevedere che i prezzi del petrolio sarebbero scesi. Così come avevano predetto l’enorme trasferimento di risorse dai produttori di petrolio ai consumatori, grazie all’oro nero a buon mercato. Peccato che la prevista accelerazione della crescita economica conseguente ad un maggiore disponibilità da parte dei consumatori di tutto il mondo, superiore alle perdite derivanti dai minori investimenti e attività nel settore petrolifero, si sia rivelata un’illusione.
Teoricamente, le enormi riserve di liquidità dei produttori di petrolio avrebbero dovuto sostenere spesa sociale e investimenti in infrastrutture, malgrado la discesa del petrolio. Ma poiché la discesa è stato un vero e proprio crollo (-70% dal 2014), le cose sono andate diversamente da quanto previsto.
Il risultato è stata una crescita economica mondiale che si è contratta dal 3,5% al 2,5%, un livello considerato appena poco sopra quella che viene considerata la soglia della recessione.
In molti paesi importatori di petrolio, l’effetto deflazionistico ha consentito ai consumatori un aumento dei propri risparmi e una rafforzata capacità di acquisto. Tuttavia, l’effetto sulla crescita dell’economia è stato marginale, dagli Stati Uniti all’Europa e alla Cina.
La Cina, il più grande importatore e il secondo più grande consumatore di petrolio del mondo, ha sicuramente beneficiato dei bassi prezzi che hanno alleviato i costi delle imprese ma, la forte caduta degli investimenti hanno reso marginale il vantaggio.
Molti economisti credono che sia solo una questione di tempo e che i prezzi convenienti del petrolio alimenteranno una maggiore crescita. Inoltre, il miglioramento dei livelli occupazionali e gli aumenti dei salari incoraggeranno i consumatori a spendere.
Una bella teoria che, come succede a molte teorie, rischia però di rimanere sulla carta. Infatti, i consumatori si sono abituati ai prezzi convenienti del petrolio e, nell’attuale clima di incertezza, non sono per niente disposti a spendere quanto risparmiato.
La discesa del petrolio è stato come un regalo tanto prezioso quanto inaspettato, ma tutto fa pensare che l’economia mondiale abbia bisogno di qualcosa di più di un occasionale colpo di fortuna.