È ancora il deficit di rame che muove il mercato e che tiene alta la tensione

Il mercato del rame rimane soffocato da mancanza di metallo fisico, mentre i prezzi riflettono tanta tensione.

Per il rame, il biennio 2020-2021 rimarrà scolpito nei ricordi di tutti gli operatori.

Il fenomenale rally che ha visto i prezzi del London Metal Exchange (LME) salire di quasi il 132%, è culminato con il massimo di 10.720 dollari per tonnellata a maggio di quest’anno. Poi, con l’estate, i prezzi hanno cominciato a consolidarsi su livelli più bassi per poi risalire a 10.250 dollari all’inizio di ottobre. Oggi, 8 novembre, il contratto a 3 mesi vale 9.535 dollari.

Scorte di rame ai minimi pluriennali

Attualmente, i prezzi si stanno muovendo lateralmente, con un tendenza non chiaramente definita. Pochi giorni fa hanno registrato un aumento dello 0,74% a seguito dell’annuncio della Federal Reserve americana (FED) circa il fatto che i tassi di interesse sarebbero rimasti vicini allo zero. Una mossa che ha indebolito il dollaro e, all’inverso, ha rafforzato le materie prime.

Mentre le scorte di rame della borsa di Londra rimangono ai minimi pluriennali, i prezzi dei futures scendono a causa delle preoccupazioni circa la domanda in Cina. Il paese consuma circa la metà delle materie prime globali e attualmente si trova a fare i conti con una grave crisi energetica, un settore immobiliare eccessivamente indebitato e un’economia che sta rallentando.

Stop per la più grande miniera del Perù

Tutto ciò dopo un mese difficile come ottobre, quando le scorte LME sono scese al minimo di 47 anni, costringendo gli organi di borsa a cambiare le regole di negoziazione per evitare il caos sul mercato. Inoltre, per alleggerire la tensione, le più importanti fonderie di rame cinesi si sono impegnate a rilasciare catodi di rame per aumentare i livelli delle scorte LME.

Come se non bastasse, il 31 ottobre, si è interrotta la produzione ad Antamina, la più grande miniera di rame del Perù. Manifestanti del posto hanno bloccato le attività minerarie per protestare contro la miniera che non avrebbe sostenuto le comunità locali con una ridistribuzione dei profitti minerari, come aveva promesso il nuovo presidente peruviano. Tuttavia, sembra che si vada verso un accordo che potrà far ripartire l’attività della miniera.

Insomma, la tensione rimane alta per l’offerta di rame dalle miniere. Ma anche il mercato del metallo raffinato non è da meno, con una forte speculazione che si aggiunge ad una domanda assai elevata.

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