Nel continente europeo l’abbassamento dei prezzi dell’energia elettrica non ha aiutato il riavvio delle fonderie di alluminio. È vero che i costi teorici di produzione sono più bassi rispetto a mesi orsono, ma ciò vale solo per gli impianti che sono rimasti aperti.
Infatti, chi ha deciso di fermare la produzione non può certo correre dietro all’altalena dei prezzi dell’energia visto che il riavvio di una fonderia è assai costoso. Inoltre, valgono considerazioni strategiche di medio e lungo termine che inducono i produttori di alluminio ad allontanarsi dall’Europa.
Premi del primario a 330 dollari
Proprio il restringimento dell’offerta ha scatenato una corsa alle forniture da metà gennaio, che ha fatto crescere i premi del primario del 20%, attualmente intorno ai 330 dollari a tonnellata.
Secondo Macquarie, gli aumenti dei premi sono destinati a durare. Infatti, oltre ai tagli produttivi delle fonderie europee, l’alluminio russo se ne sta andando nei paesi asiatici. Tutto ciò provocherà un deficit del mercato di 670.000 tonnellate nel corso di quest’anno, cosa che darà un forte supporto ai premi dell’alluminio fisico in Europa.
Deficit di alluminio anche in futuro
Anche Bank of America prevede deficit di metallo in aumento nel futuro. Quest’anno mancherà alluminio per 1,53 milioni di tonnellate e, nel 2024, il deficit si estenderà a 1,93 milioni di tonnellate.
Ma anche in terra cinese l’offerta di alluminio sta soffrendo. Problemi con l’energia idroelettrica hanno interrotto l’offerta nel principale produttore cinese e non è difficile prevedere che quest’anno ci saranno forti carenze di metallo che probabilmente compenseranno la lenta crescita della domanda.
Fino ad oggi, le preoccupazioni di un’offerta limitata non hanno però sostenuto i prezzi dell’alluminio al London Metal Exchange (LME) che sono costantemente peggiorati (-10% da metà gennaio) a causa degli aumenti dei tassi di interesse americani e della debole domanda in Cina.
Oggi, 19 aprile, l’alluminio LME a tre mesi quota 2.401 dollari a tonnellata.
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