L’alluminio non si ferma: quotazioni ai massimi di 13 anni

I prezzi dell’alluminio sono saliti ai massimi da 13 anni con l’aggravarsi della crisi energetica in Cina e nel resto del mondo.

L’aggravarsi della crisi energetica, che ha ridotto le forniture del metallo, ha spinto il prezzo dell’alluminio al massimo da 13 anni. Al London Metal Exchange (LME) l’alluminio è salito a 3.049 dollari per tonnellata, un livello che non si vedeva da luglio 2008.

In questo modo, l’alluminio si consacra come il metallo di base che ha registrato i maggiori guadagni.

La più alta intensità di emissioni di qualsiasi altro metallo

Ma vediamo quali sono state le principali cause di questo aumento dei prezzi, che sta facendo soffrire cosí tanto un po’ tutti i consumatori.

Innanzitutto, va considerato che la produzione di alluminio assorbe moltissima energia. Con 10,2 chilogrammi di CO2 equivalente per dollaro, ha la più alta intensità di emissioni di qualsiasi altro metallo (l’acciaio è a 5,3 chilogrammi e lo zinco a 1,9 chilogrammi).

Ogni tonnellata di alluminio richiede circa 14 megawattora di energia per essere prodotta. Per fare un raffronto, si tratta di una quantità di energia sufficiente a far funzionare un’abitazione media per più di tre anni. Con consumi così elevati, l’industria dell’alluminio è il quinto consumatore di energia a livello globale. Giocoforza che con il grande aumento dei prezzi dell’energia ci sia stato un significativo aumento anche del costo di produzione dell’alluminio.

La frenata cinese sul consumo di energia

Ma i prezzi del metallo sono stati trascinati verso l’alto anche da un altro fattore. La Cina, nel tentativo di ridurre l’inquinamento, ha frenato il proprio consumo complessivo di energia industriale.

La produzione di alluminio rappresenta circa il 4% delle emissioni totali di CO2 della Cina. Per frenare le emissioni, il governo cinese ha posto rigidi vincoli alla capacità produttiva futura, mettendo probabilmente fine ad anni di sovra espansione, ma con la prospettiva di lasciare il mondo intero senza metallo sufficiente a soddisfare la domanda.

Infine, come una ciliegina sulla torta, si è aggiunto un colpo di stato militare in Guinea, avvenuto il mese scorso. La Guinea possiede alcune delle più grandi riserve mondiali di bauxite, utilizzata per produrre ossido di alluminio, ed è uno dei principali fornitori della Cina.

Tutti questi fattori messi insieme hanno esercitato una pressione sui prezzi dell’alluminio che non si era mai vista e che sembra destinata a durare ancora per mesi.

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