L’alluminio è critico per l’Europa. Ma Bruxelles sembra non saperlo

Nonostante Bruxelles abbia riconosciuto l’importanza dell’alluminio per la transizione verde, non sta facendo nulla per fermare il processo di deindustrializzazione del settore in corso.

Chi ha accesso agli studi e alle analisi delle più importanti società globali che si occupano di alluminio, sa bene che la domanda è destinata ad aumentare. Le previsioni indicano un aumento del 30% della domanda europea di alluminio entro il 2040, spinto soprattutto dalla crescita dei veicoli elettrici, dell’energia solare e delle reti elettriche.

I politici europei, nel frattempo, sono impegnati nel legiferare per raggiungere gli ambiziosi obbiettivi climatici di cui tanto hanno parlato. Certamente, leggi e denaro dell’Unione Europea (UE) indirizzati verso il cosiddetto Green Deal stanno creando significativi squilibri anche in un importante mercato come quello dell’alluminio.

L’offerta riuscirà a soddisfare la domanda, ma…

Ciò nonostante, si prevede che la produzione globale di alluminio riuscirà a soddisfare la crescente domanda, ma la sua distribuzione geografica sarà assai differente da quella che abbiamo conosciuto negli scorsi decenni. Già ad oggi, oltre i due terzi della produzione mondiale di alluminio proviene da economie non di mercato, cosa che comporta grossi rischi di affidabilità nelle catene di approvvigionamento e che potrebbe avere un impatto drammatico su molti ecosistemi industriali dell’Europa.

Dall’inizio della crisi energetica, è stato registrato un calo di quasi il 50% nella capacità di produzione di primario nella UE. Un paradosso, se si considera che la produzione di alluminio primario in Europa aderisce ai più elevati standard ESG ed ha un’impronta di carbonio tre volte inferiore alla media globale.

Bruxelles predica che il continente viaggia verso un futuro sostenibile e resiliente ma, anziché rafforzare la nostra competitività industriale, il nostro vantaggio tecnologico e la creazione di posti di lavoro, sembra agire in direzione opposta.

L’alluminio è importante, ma non abbastanza da essere considerato critico

La Commissione Europea ha in più occasioni riconosciuto l’importanza strategica dell’alluminio per la transizione verde. Ma, quando si è trattato di decidere se inserire l’alluminio nella lista delle materie prime strategiche del CRMA (Critical Raw Materials Act), si è voltata dall’altra parte.

Con la domanda di alluminio in Europa destinata a salire, dovrebbe essere un imperativo assicurarsi una fornitura interna sostenibile e affidabile. Ma, fino ad ora, i fatti dimostrano che per Bruxelles ciò non è un imperativo.

Vedremo se nel prossimo fututo ci saranno cambi di direzione, magari inserendo l’alluminio nell’elenco delle materie prime strategiche. Potrebbe essere comunque troppo tardi, ma servirebbe almeno a farci sperare che lo smantellamento industriale in atto si possa rallentare.

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