Alluminio 2023: niente di buono all’orizzonte

Un quadro completo del mercato dell’alluminio di oggi, tra problemi di offerta e indebolimento della domanda, con le previsioni dei prezzi per tutto il 2023.

Ci ricorderemo del 2022 come l’anno della grande volatilità. Nel caso dell’alluminio abbiamo assistito a saliscendi da capogiro, con un picco di 3.849 dollari a marzo e quasi 2.000 dollari a fine settembre.

I motori di tanta volatilità sono stati la guerra tra Russia e Ucraina, i problemi logistici e i timori per la recessione e per la pandemia di COVID-19 in Cina. In mezzo a questa tempesta perfetta, l’aumento dei costi dell’energia per il conflitto ucraino ha ridotto i margini dei produttori, con i metalli ad alta intensità energetica che ne hanno fatto le spese. Naturalmente, tra questi c’è l’alluminio, il metallo industriale più energivoro, che richiede circa 40 volte più energia rispetto al rame.

Di conseguenza, i tagli e i fermi produttivi si sono susseguiti per tutto il 2022, come accaduto allo smelter di San Ciprian di Alcoa o allo stabilimento di Hydro in Slovacchia, tanto per fare degli esempi. Tra Europa e Stati Uniti sono venuti a mancare circa 1,7 milioni di tonnellate di capacità (1,4 milioni solo in Europa).

Male l’offerta, soprattutto in Europa

Poiché nulla fa presagire ad un cambio di rotta nella guerra tra Russia e Ucraina, gli esperti prevedono altri tagli nei prossimi mesi, mentre Ing Group crede che gli smelter europei non si riprenderanno prima del 2024.

Ma mentre l’industria europea perde pezzi, secondo l’International Aluminium Institute (IAI), la produzione globale di alluminio primario a ottobre è aumentata del 3,1% su base annua a 5,85 milioni di tonnellate (con la produzione cinese a 3,475 milioni di tonnellate).

Anche in Cina, il più grande produttore di alluminio del mondo, ci sono stati problemi energetici che hanno costretto molte fonderie a ridurre la propria produzione. Gli smelter nella regione dello Yunnan hanno tagliato circa il 20% della capacità operativa ed è abbastanza improbabile che riprendano da qui a fine anno. Tuttavia, la produzione cinese di alluminio ha retto bene la crisi energetica e, nei primi 10 mesi dell’anno, ha sfornato 33,33 milioni di tonnellate, in aumento del 3,3% rispetto al corrispondente periodo del 2021 (dati del National Bureau of Statistics).

Peggio ancora la domanda

Se il quadro generale dell’offerta di alluminio è abbastanza negativo, quello della domanda è ancor peggio. In un contesto cupo per l’economia globale, la domanda di alluminio si sta indebolendo a causa delle preoccupazioni per la recessione in arrivo in Europa e negli Stati Unito, gli alti prezzi dell’energia, l’inasprimento monetario delle banche centrali e le restrizioni per il COVID-19 in Cina.

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha recentemente tagliato le sue previsioni per la crescita globale del prossimo anno al 2,7% dal 2,9% di luglio e dal 3,8% di gennaio, ma ci sono probabilità che la crescita rallenti a meno del 2%. Di fatto, il prossimo anno, circa un terzo dell’economia globale rischia di contrarsi.

Naturalmente, in queste condizioni, il consumo di alluminio è penalizzato. Secondo il CRU, la domanda globale di alluminio nel 2023 dovrebbe crescere solo dell’1,8% a 28,9 milioni di tonnellate, con la domanda europea più debole di tutte.

La grande incognita dell’alluminio russo

Su tutte queste considerazioni aleggiano poi le grandi incognite del metallo russo. Gli Stati Uniti sanzioneranno Rusal e vieteranno le importazioni di alluminio dalla Russia o aumenteranno soltanto i dazi? Rusal riverserà grandi quantità di metallo nei magazzini LME provocando un collasso dei prezzi?

La Russia ha rappresentato quest’anno circa il 6% della produzione mondiale di alluminio (70 milioni di tonnellate) e, per quanto riguarda i magazzini LME, ha rappresentato fino a tre quarti delle scorte negli ultimi dieci anni.

Insomma, l’alluminio russo è una bomba che potrebbe esplodere nei prossimi mesi, con effetti difficilmente prevedibili. Probabilmente, se ci fossero grandi afflussi nei magazzini LME, i premi potrebbero giocare un ruolo cruciale per i produttori non russi, che si vedrebbero costretti ad aumentarli per vendere il proprio alluminio a prezzi remunerativi rispetto alle quotazioni di borsa.

I prezzi per il 2023

Sono in molti a credere che le pessime prospettive economiche nel breve termine spingeranno i prezzi dell’alluminio verso il basso, soprattutto nel primo trimestre del prossimo anno.

Secondo il CRU, il mercato dell’alluminio ridurrà significativamente il suo deficit globale di metallo nel 2022 e passerà ad un modesto surplus nel 2023 (300.000 tonnellate).

Per Ing Group, dobbiamo attenderci un prezzo di 2.150 dollari per tonnellata nel primo trimestre 2023, per poi assistere ad una leggera ripresa nei mesi successivi, che porterà il prezzo a 2.500 dollari nell’ultimo trimestre dell’anno.

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