La scorsa settimana, Hongqiao Group ha annunciato che arresterà la produzione di 2 milioni di tonnellate di alluminio, provenienti da smelters ritenuti obsoleti.
Ma l’azienda di alluminio più grande del mondo ha omesso di dire per quanto tempo le chiusure avranno luogo. La notizia potrebbe favorire nell’immediato i prezzi dell’alluminio, ma il rally potrebbe non durare.
Attualmente, i produttori di alluminio cinese si trovano sotto pressione da parte del governo, che obbliga a sospendere la produzione di quegli impianti che non soddisfano le normative ambientali. Inoltre, il governo cinese ha ordinato ai produttori di 28 città di ridurre la produzione durante l’inverno, per ridurre l’inquinamento.
I prezzi dell’alluminio hanno tratto beneficio da questa situazione e, da inizio anno, sono saliti di circa il 14%. Tuttavia, secondo un rapporto della Commerzbank Commodity Research, il prezzo del metallo scenderà a 1.800 dollari nei prossimi mesi.
Il pessimismo di Commerzbank è giustificato dal fatto che le chiusure fino ad ora effettuate in Cina sono state compensate da nuovi impianti di produzione. La Cina rappresenta circa il 60% della produzione globale di alluminio e la sua capacità ha raggiunto il record di 2,95 milioni di tonnellate nel mese di gennaio di quest’anno.
Inoltre, la produzione mondiale nella prima metà del 2017 è aumentata del 6% rispetto all’anno precedente ed è assai probabile che, per la prima volta nella storia, superi i 60 milioni di tonnellate.
Anche in Occidente la produzione di alluminio sta per crescere. Lo smelter di Portland, in Australia, riprenderà a sfornare metallo a pieno ritmo (era stato ridotto a causa di problemi con la fornitura di elettricità), apportando sul mercato altre 220.000 tonnellate all’anno. Il produttore statunitense Alcoa ha annunciato un riavvio parziale del suo impianto di Warrick per il secondo trimestre del 2018 (160.000 tonnellate all’anno). Uno dei maggiori produttori di alluminio in Medio Oriente, l’Aluminum Bahrain, intende aumentare la propria produzione annua del 50%, a circa 1,5 milioni di tonnellate. Rusal completerà il suo smelter di Taishet, con una capacità produttiva di 430.000 tonnellate all’anno, entro il 2020.
Da tutti questi dati, il pessimismo di Commerzbank potrebbe essere meglio definito come realismo.
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