L’alluminio ha una grande importanza strategica per l’Europa. Dopo tutto, si tratta di un metallo che trova impiego in qualsiasi cosa, dalle automobili agli imballaggi fino alle energie rinnovabili.
In mezzo ad una drammatica crisi energetica che sta travolgendo il Vecchio Continente, costringendo alla chiusura di molte fonderie di alluminio, i consumatori guardano alla Cina per soddisfare le proprie esigenze di fornitura. Anche perché, di fatto, non hanno molte altre opzioni.
I primaristi continuano a tagliare la produzione in Europa
Restrizioni e problemi di approvvigionamento di gas ed elettricità hanno portato a forti aumenti dei prezzi e hanno fatto crescere i dubbi sulla sostenibilità dell’offerta nel prossimo futuro. La lista dei primaristi che stanno riducendo la produzione in Europa si allunga ogni settimana che passa: Alcoa, Aldel, Alro, Talum, Trimet, Liberty, Uniprom, Nork Hydro, etc. etc.
In Cina, invece, la situazione è migliore, anche se non in misura così netta come qualcuno potrebbe credere. In ogni caso, il gigante asiatico rimane il punto di riferimento per le forniture di alluminio e acciaio in Europa.
La Cina produce di più e importa di meno
Le importazioni cinesi di alluminio hanno continuato a diminuire ad agosto (-19% rispetto all’anno precedente), così come era successo a luglio. Si tratta di un calo provocato dalla produzione interna record e dalla scarsa offerta dell’estero. Ad agosto la Cina ha importato 200.440 tonnellate di alluminio greggio e prodotti, mentre ha prodotto 3,51 milioni di tonnellate, una quantità record.
Naturalmente, questa situazione continua a incidere sui prezzi dell’alluminio. Al London Metal Exchange (LME) i prezzi oscillano tra 2.350 e 2.450 dollari per tonnellata, livelli decisamente più bassi rispetto ai massimi di 3.877,50 dollari di marzo di quest’anno.
Alcuni analisti, per il 2023, prevedono prezzi dell’alluminio tra 2.600 e 2.650 dollari per tonnellata.
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