I prezzi dello zinco hanno cominciato a correre verso l’alto dopo che il principale produttore, Glencore, ha avvertito che la crisi energetica dell’Europa rappresenta una grave minaccia per l’approvvigionamento globale. Oggi (10 agosto), lo zinco cash al London Metal Exchange (LME) vale 3.632 dollari a tonnellata mentre, meno di un mese fa, aveva toccato i minimi di 2.824,50 dollari.
Come ormai noto a tutti, la crisi energetica dell’Europa è peggiorata drammaticamente nei mesi successivi alla guerra in Ucraina e con il progressivo estendersi delle politiche sanzionatorie contro la Russia.
Un affare sempre più difficile fondere zinco
Secondo Glencore, il mercato della fusione dello zinco è diventato “molto impegnativo“. Detto da uno dei maggiori operatori del mercato fa una certa impressione. Tanto è vero che i mercati ne sono rimasti così impressionati da innescare un rialzo dei prezzi del metallo di circa il 30% dai minimi di luglio.
La produzione di zinco raffinato negli stabilimenti europei di Glencore, nei primi sei mesi di quest’anno, è diminuita di 47.500 tonnellate su base annua (350.900 tonnellate). Tra queste tonnellate perse ci sono anche quelle di Portovesme, lo stabilimento sardo le cui principali linee di produzione sono state inattivate alla fine del 2021.
Secondo Reuters, anche altri due stabilimenti europei di Glencore producono meno, poiché riducono le attività nei periodi di picco dei prezzi dell’energia. Si tratta dello smelter di Nordenham in Germania (da 165.000 tonnellate all’anno) e di quello di San Juan in Spagna (da 510.000 tonnellate all’anno).
I prezzi dell’energia non scenderanno e danneggeranno ulteriormente i profitti aziendali
I vertici di Glencore non stanno certo facendo i salti di gioia nel constatare che le attività metallurgiche in Europa hanno generato soltanto 19 milioni di dollari di utili nel primo semestre di quest’anno, in netto calo rispetto ai 69 milioni di dollari della prima metà del 2021. Anche perché, il problema è che i prezzi elevati dell’energia non scenderanno, anzi… l’approssimarsi dell’inverno in Europa aggraverà ulteriormente la crisi energetica.
A questo punto, il destino dello zinco dipende da due fattori, entrambi negativi in termini economici generali: quanto in alto saliranno i prezzi dell’energia e quanto in basso crollerà la domanda. Al prevalere dell’uno o dell’altro, i prezzi saliranno o scenderanno.
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