Ha cominciato il mese scorso il presidente francese Emmanuel Macron, accusando gli americani di un doppio standard sui prezzi del GNL (Gas Naturale Liquefatto) prodotto negli Stati Uniti, venduto localmente a prezzi molto inferiori a quelli riservati agli europei.
Il malumore si è diffuso tra quasi tutti i leader nazionali europei che, a riguardo, insistono sulla necessità di imporre un tetto massimo di prezzo su tutte le importazioni di gas naturale, indipendentemente dall’origine.
Chi compra GNL dai produttori americani sono le multinazionali delle commodities
Tuttavia, niente è come sembra, soprattutto nell’economia globale del nuovo secolo. Come ha riportato anche il Financial Times, quello che sta accadendo è che le grandi società che hanno contratti a lungo termine con i produttori di GNL statunitensi, quando è cresciuta a dismisura la richiesta in Europa, hanno girato il gas da altri clienti a quelli europei, ovviamente a prezzi molto maggiori. E chi sono queste società? Fondamentalmente sono multinazionali petrolifere e traders internazionali con sede in Europa.
Di fatto, chi produce GNL non vende sempre al consumatore finale, ma preferisce le major delle materie prime come Vitol e Trafigura, ma anche BP e Shell.
Per esempio, Cheniere Energy, il più grande produttore di GNL negli Stati Uniti, all’inizio di quest’anno ha firmato un accordo di vendita a lungo termine con Chevron (multinazionale americana) per 2 milioni di tonnellate di GNL. Inoltre, sempre quest’anno, Cheniere Energy ha concluso un altro accordo di vendita con la norvegese Equinor per 1,75 milioni di tonnellate di GNL, che venderà ai prezzi che riterrà più convenienti.
Ai politici europei non è chiaro che quando la domanda aumenta e l’offerta non segue, i prezzi salgono
Naturalmente, questo non vuol dire che i produttori di GNL non stiano beneficiando della esplosione della domanda in Europa, ma semplicemente che non sono stati gli unici beneficiari. D’altronde, la domanda è aumentata e quando la domanda aumenta, i prezzi seguono, soprattutto se l’offerta non cresce alla stessa velocità della domanda.
Considerando tutto ciò è facile capire come le accuse dei politici europei agli Stati Uniti non siano fondate sulla conoscenza dei meccanismi più elementari dell’economia, visto che i produttori di gas sono solo la prima tappa di una catena di approvvigionamento dove i pesci grossi sono gli intermediari, costituiti dalle più importanti multinazionali delle commodities del mondo. Inoltre, produrre GNL e trasportarlo via mare è un processo molto più complesso che estrarre gas e inviarlo in un gasdotto.
Tutte considerazioni che dovrebbero essere chiare ai nostri leader politici ma che, evidentemente, non lo sono e non lo sono mai state, anche quando hanno preso importanti decisioni per la vita di tutti noi imponendo sanzioni energetiche alla Russia e credendo di poter approvvigionarsi altrove senza problemi.
Alla prova dei fatti, Bruxelles non crede proprio nel libero mercato
A peggiorare la reputazione dei politici di Bruxelles è stata la loro totale mancanza di fiducia nel libero mercato e nelle leggi che lo governano. Invece di rivolgersi alle aziende che operano sul mercato, molte delle quali hanno sede in Europa, i nostri politici si sono rivolti al governo degli Stati Uniti che, nel rispetto del libero mercato, ha scarso controllo sul settore privato.
Secondo il Financial Times, gli Stati Uniti si sono impegnati ad aiutare l’Europa ad ottenere abbastanza gas ad un prezzo accessibile. Tuttavia, non hanno specificato dettagli su questo prezzo, anche perché il governo americano, al contrario di quello che vuole fare Bruxelles sul mercato europeo, non ha controllo dei margini guadagnati sul GNL dalle imprese che operano in una libera economia.
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