La rivoluzione della cannabis sta arrivando anche in Europa

Il mercato della cannabis medica in Europa è assai attraente per molte aziende oltreoceano, che stanno sbarcando nel Vecchio Continente.

Il mercato della cannabis legale in Nord America sta raggiungendo la maturità, con sempre più produttori che si contendono nuovi spazi. Esattamente l’opposto di quanto avviene in Europa, dove il mercato è quasi completamente vergine.

Il Vecchio Continente non è certo un mercato di poco conto. Con oltre 740 milioni di abitanti, ha il doppio delle dimensioni della popolazione del Canada e degli Stati Uniti messi insieme. Secondo una recente ricerca di Arcview Market e di BDS Analytics, la spesa sanitaria sovvenzionata dai governi, renderà l’Europa uno dei più grandi mercati di cannabis medica del mondo. Ma la marijuana a scopo medico sarà soltanto l’inizio.

Finalmente, i paesi di tutta Europa stanno aprendo gli occhi anche se, alcuni di loro (Italia, per esempio) con grande fatica. Molti governi stanno adottando un approccio progressivo, iniziato nel 2003 con la legalizzazione della cannabis medica nei Paesi Bassi. Oggi, la cannabis medica è legale in 22 paesi in Europa, con sei stati membri che introdurranno la legalizzazione nella prima metà del 2018.

L’ipocrisia italiana: cannabis legale ma praticamente inaccessibile

L‘Italia è uno di questi paesi anche se, di fatto, la cannabis terapeutica è un lusso a cui pochi malati hanno effettivamente accesso. Infatti, in linea con la perfetta ipocrisia italica, curarsi con la cannabis è un percorso a ostacoli che richiede tempo, perseveranza, una conoscenza approfondita delle leggi e la fortuna di incontrare professionisti informati e disposti ad aiutare. Infine, anche in presenza di tutte queste componenti, bisogna sperare che i medicinali siano disponibili sul mercato.

Peccato, poichè l’Italia è un mercato con un grande potenziale e, quando verrà legalizzata anche la marijuana ad uso ricreativo (prima o poi succederà), per alcune aziende si apriranno grandi opportunità.

Comunque, tornando al mercato europeo, la chiave d’entrata sembrano essere la vendita e la distribuzione di prodotti non psicoattivi a base di CBD (cannabidiolo). Infatti, il CBD è potenzialmente un farmaco ad ampio spettro, il che significa che può essere usato per trattare un’ampia varietà di malattie. Naturalmente, le aziende che hanno questi prodotti nei propri cataloghi, hanno maggiori possibilità di affermarsi sul mercato europeo.

Il più grande mercato della cannabis medica in Europa

La Germania ha legalizzato la cannabis per uso medico all’inizio del 2017. Con una popolazione di oltre 80 milioni di persone ed una solida sanità pubblica, è il più importante mercato in Europa. Inoltre, essendo il leader economico dell’Unione Europea fa sperare che funzioni da traino per altri paesi. La Germania sta appaltando le prime licenze per la coltivazione nel paese e prevede di concedere tali licenze nel 2019. La gara prevede la coltivazione di 10.400 chilogrammi di cannabis medica su base nazionale nell’arco di quattro anni.

Dopo la Germania, è l’Italia che dovrebbe diventare il secondo mercato di cannabis in Europa, con un fatturato stimato di 1,2 miliardi di dollari entro il 2027. La coltivazione domestica era originariamente controllata dal Ministero della Difesa italiano, ma l’aumento della domanda ha spinto il governo a cercare dei partner commerciali. Aurora Cannabis, un’azienda canadese, attraverso la sua controllata Pedanios, ha firmato un accordo con il governo italiano nei primi mesi del 2018, che le ha permesso di ottenere una licenza per fornire cannabis medica al mercato italiano. Aphria, altra azienda canadese, ha ottenuto l’accesso al mercato italiano della cannabis medica nella primavera del 2018, con l’acquisizione di 425 milioni di dollari della Nuuvera (ora Aphria International), che detiene una delle sole sette licenze per importare cannabis medica nel paese.

È ormai chiaro a tutti gli esperti di questo mercato che l’Europa è ad un punto di svolta. Sono noti i benefici medici della cannabis e i paesi europei, anzichè importare da tutto il mondo, si domandano perchè non produrre a livello locale per rifornire gli acquirenti europei con farmaci che sono ormai diventati un fenomeno globale.

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