Il calo delle scorte mondiali e le preoccupazioni di approvvigionamento, hanno innescato un rimbalzo dello zinco da inizio giugno.
Il 6 giugno i prezzi avevano toccato un minimo a 2.443 dollari a tonnellata, dopo di che hanno invertito bruscamente la marcia. Questa settimana, lo zinco è arrivato a 2.717 dollari, il massimo degli ultimi due mesi.
In un periodo in cui le altre materie prime stanno mostrando segni di debolezza, gli osservatori del mercato si chiedono se le performance dello zinco continueranno.
La scorsa settimana, la quantità di zinco ritirata dai magazzini del London Metal Exchange (LME) ha avuto un balzo del 10% e la cosa ha iniziato a preoccupare gli operatori. Anche perché le scorte sono al loro livello più basso dal 2009 (301.175 tonnellate), oltre il 29% meno di quanto fossero a inizio anno.
Per i consumatori di zinco, i livelli dei magazzini LME sono assai importanti, dal momento che rappresentano la quantità di metallo disponibile a pronti.
Nel frattempo, dal Perù arrivano cattive notizie: i minatori peruviani entreranno in sciopero a partire dal 19 luglio, per protestare contro le proposte del governo in tema di lavoro. I 110 sindacati coinvolti rappresentano 40.000 lavoratori dislocati in varie miniere del Perù, un paese che è il secondo più grande produttore di zinco del mondo.
Di contro, la domanda cinese più lenta del previsto, potrebbe contribuire a non infiammare i prezzi. La Cina, il più grande consumatore di zinco del mondo, nei prossimi mesi si pensa consumerà meno acciaio zincato.
Tutto ciò considerato, gli analisti sono moderatamente ottimisti circa i prezzi del metallo. Secondo FocusEconomics il prezzo medio per l’ultimo trimestre di quest’anno sarà di 2.758 dollari a tonnellata. Deutsche Bank è ancora più ottimista con una previsione di 3.400 dollari.
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