Che l’Europa si trovi alla vigilia di tempi drammatici è una sensazione sempre più diffusa. Quale impatto possa avere la crisi energetica in corso e la recessione in vista sui prezzi dei metalli è oggetto di animate discussioni. Tuttavia, nel caso dello zinco (e anche dell’alluminio) c’è la tendenza a pensare che dovremmo prepararci ad un rally dei prezzi.
Nell’ultimo anno lo zinco ha ballato tra un minimo di soli 1.960 dollari a tonnellata e un massimo di oltre 4.500 dollari. Attualmente (24 agosto), il contratto cash LME quota 3.561 dollari a tonnellata.
L’offerta di zinco é messa molto male
Il quadro dell’offerta di metallo è decisamente negativo. I prezzi dell’energia in Europa sono in aumento da mesi e si parla già di razionamento durante i freddi mesi invernali. Come noto, la responsabilità principale di questo stato delle cose sono le sanzioni occidentali contro la Russia e la guerra in Ucraina. Ma, come abbiamo scritto per anni (non mesi!), il mercato energetico europeo si trovava in una situazione critica anche prima che iniziassero le ostilità tra Russia e Ucraina.
I prezzi alle stelle del gas naturale (oggi sopra i 300 euro per megawattora) ha costretto le fonderie a ridurre la produzione di quei metalli ad alta intensità energetica. Volete indovinare quali sono i primi metalli a soccombere? Zinco e alluminio, naturalmente. Infatti, entrambi questi metalli richiedono enormi quantità di elettricità, che molte fonderie non possono più permettersi.
Secondo Reuters, l’energia rappresenta adesso circa l’80% del costo di zinco e alluminio in Europa. Più o meno si tratta del doppio di quanto incideva negli anni scorsi. Glencore, il più grande produttore di zinco del continente, ha dichiarato che una simile situazione sta già mettendo a dura prova tutto il mercato.
Non per nulla, Nyrstar (della Trafigura) ha tagliato la produzione delle sue fonderie europee di zinco ad Auby in Francia e a Balen in Belgio. Si stima che questi tagli ridurranno la produzione globale di zinco di 150.000 tonnellate. Questo si aggiunge ai tagli già effettuati nel 2021.
Secondo il London Metal Exchange (LME), le scorte di zinco e alluminio si stanno già esaurendo. Restano soltanto circa 74.000 tonnellate di zinco quando, un anno fa, erano quasi 250.000 tonnellate. Tra l’altro, circa un terzo di quelle 74.000 tonnellate è già pronto per la consegna.
In questi termini, guardando cioè all’offerta e alla domanda nel presente, nuovi aumenti del prezzo dello zinco sembrerebbero inevitabili. Secondo Sucden, broker francese di commodities, è solo questione di tempo prima che i prezzi dello zinco salgano di nuovo.
La grande incognita della domanda. Quanto scenderà e quanto a lungo?
Tuttavia, alcuni esperti ritengono che l’offerta potrebbe non essere il fattore determinante. Infatti, il rallentamento economico globale, per non chiamarlo recessione, ridurrà la domanda tanto da mantenere un equilibrio dei prezzi. Come ha detto JPMorgan, “probabilmente, anche i produttori che consumano metalli verranno spazzati via, generando uno shock alla domanda che compenserà, o addirittura supererà, il deficit di forniture“.
L’uso principale dello zinco è quello di proteggere il ferro e l’acciaio dalla corrosione tramite la zincatura e, se l’economia globale si fermasse, la necessità di acciaio zincato diminuirebbe in modo significativo. Ma quanto durerebbe? Più a lungo di quanto durerà la crisi energetica? Probabilmente no, anche perché la crisi energetica è destinata a durare, soprattutto in Europa. Inoltre, un mercato come quello dell’edilizia (affamato di ferro e acciaio) è destinato comunque a crescere a livello globale da qui al 2030.
Quindi, ci troviamo di fronte ad un’offerta di metallo limitata, che lo sarà ancor di più nei prossimi mesi. Dall’altra parte le attese sono per un calo della domanda. Ovviamente, quale delle due prevarrà determinerà la direzione dei prezzi.
Tuttavia, ad oggi, in un mercato che non hai mai visto simili livelli di incertezza, gli analisti sono propensi a credere che sarà la crisi dell’offerta a prevalere, soprattutto nel medio termine, con una conseguente salita dei prezzi dello zinco.
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