Prezzi dei rottami ferrosi stabili, ma la domanda è debole

La domanda di rottami è debole in tutta Europa, Italia compresa. Tuttavia, i prezzi tengono meglio di quanto si pensasse qualche settimana fa.

La debolezza della domanda continua a caratterizzare il mercato di molti metalli industriali e, come naturale che sia, anche quello dei rottami.

I rottami ferrosi hanno registrato prezzi sostanzialmente stabili in buona parte d’Europa rispetto al mese scorso, bilanciati da una parte dalla richiesta delle esportazioni e, dall’altra, da una debole domanda interna.

Italia: domanda di rottame in lenta ripresa

Secondo Platts, il prezzo per il rottame triturato in Italia è di 357 euro a tonnellata (franco stabilimento), leggermente al di sotto dei livelli di settembre. Tuttavia, al contrario di quanto sembrava a inizio ottobre, la domanda interna di rottame si è lentamente ripresa.

I produttori siderurgici nazionali hanno ripreso la produzione di acciaio anche grazie agli aiuti del decreto governativo Aiuti-ter, volto ad alleviare i costi delle aziende ad alta intensità energetica come i produttori di acciaio e i grandi laminatoi. Il decreto Aiuti-ter concede alle imprese energivore un credito d’imposta pari al 40% della loro spesa per l’energia che acquistano ed effettivamente utilizzano a ottobre e novembre 2022.

In Spagna la domanda interna di rottame è al 65% rispetto al solito

Situazione abbastanza simile anche in Spagna dove girano prezzi di 360 euro per tonnellata per rottame triturato, in calo rispetto ai circa 370 euro di settembre. Tuttavia, si stima una domanda interna del 65% inferiore alla normalità di ottobre.

Anche in Nord Europa, il prezzo per il rottame triturato è di 360 euro per tonnellata franco cliente, più o meno lo stesso livello di settembre. Mentre l’offerta di rottami è stata limitata dalle esportazioni, favorite dalla debolezza dell’euro rispetto al dollaro, la domanda non ha avuto grandi diminuzioni o cambiamenti. Le destinazioni all’esportazione più importanti in termini di volumi sono l’India, il Bangladesh e la Turchia

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