Previsioni dei prezzi dell’argento per il 2023

Il 2022 ha visto la domanda di argento raggiungere il massimo storico, mentre l’offerta mineraria è rimasta relativamente piatta. Date queste premesse, cosa ci aspetta nel 2023?

Anche per l’argento le ampie fluttuazioni di prezzo non sono certo mancate nel 2022. I prezzi sono saliti ad un massimo di 26,44 dollari l’oncia a marzo e sono scese ad un minimo di oltre di 17,79 dollari a settembre (oggi, 19 dicembre, il prezzo è di 23,45 dollari).

Poi, a partire da metà ottobre, le quotazioni hanno recuperato circa il 30% e, dal 30 novembre al 9 dicembre, sono passate da 21,28 dollari a 23,65 dollari. Un rialzo innescato dalle previsioni della domanda che, quest’anno, dovrebbe registrare un aumento del 16% su base annua e, di conseguenza, spingere il mercato in deficit di 194 milioni di once (quattro volte il livello visto nel 2021).

Deficit di metallo anche nel 2023. L’offerta non cresce come la domanda

Secondo le previsioni, la produzione globale di argento aumenterà solo dell’1% nel 2022, un incremento troppo basso per tenere il passo con la forte crescita della domanda.

Gli esperti di Metals Focus credono che nel 2023 ci sarà una crescita della produzione sia in Sud America che in Messico. Tuttavia, la domanda continuerà a superare l’offerta e, quindi, il mercato rimarrà in deficit.

Sul fronte dell’offerta il prossimo anno sarà caratterizzato da una significativa pressione sui prezzi e sui costi. L’aumento dei costi e il calo delle quotazioni potrebbero creare problemi a tutti i siti minerari meno efficienti, mettendo a rischio la loro capacità di poter continuare a produrre. I prezzi dell’energia, delle forniture e dei trasporti saliti alle stelle negli ultimi 12 mesi renderanno la vita difficile a molti produttori di argento.

La domanda rimarrà forte

Gli analisti evidenziano come la domanda industriale rappresenti circa la metà del consumo totale di argento. Si tratta di una quota che non si fa influenzare troppo dal prezzo e che necessita di quantità progressivamente crescenti. Storicamente, anche quando i prezzi si indeboliscono, la domanda industriale rimane inalterata.

Di contro, va anche considerato che circa due terzi dell’argento viene estratto come sottoprodotto di altri minerali. Ecco perché, al contrario dell’oro, quotazioni più deboli non mettono fuori gioco i produttori di argento. Ciò significa che se anche i prezzi sono bassi, chi produce argento come sottoprodotto potrebbe non risentirne, continuando ad immettere metallo sul mercato.

In termini di consumi nel settore della gioielleria e dell’argenteria, il grande mercato degli Stati Uniti è abbastanza anelastico ai prezzi dell’argento. Non così invece i mercati asiatici, soprattutto quello indiano, dove il livello di prezzo gioca un ruolo importante nel favorire o sfavorire la domanda.

Prezzi invariati nel 2023

L’argento è più suscettibile alla volatilità dei prezzi rispetto all’oro, ma spesso risponde alle stesse condizioni di mercato. Anche se alcuni analisti credono che il 2023 potrebbe essere l’anno buono per vedere l’argento più performante dell’oro, è più probabile che ciò non avvenga prima del 2025 o del 2026.

Infatti, la maggior parte degli esperti prevede che i prezzi rimarranno relativamente stabili, sia nel 2023 che nel 2024. Quest’anno il metallo bianco raggiungerà probabilmente una media di 21 dollari e, secondo CPM Group, nel 2023 avrà un prezzo medio di 20,90 dollari, con un massimo potenziale di 23,50 dollari e un minimo di 17,50 dollari.

Per Metals Focus e per Sprott l’argento è sottovalutato rispetto all’oro. I fondamentali sono solidi, con un’offerta che non riesce a tenere il passo con la domanda nel lungo termine. Nonostante la crescita economica a livello globale sia destinata a rallentare, le tecnologie verdi e la de-carbonizzazione cresceranno a tutto beneficio di metalli come l’argento.

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