Polonia e Bulgaria continuano a ricevere gas russo, ma con altri gasdotti

L’Europa continua a ricevere le stesse quantità di gas dalla Russia dopo le interruzioni delle forniture a Bulgaria e Polonia. Semplicemente, lo redistribuisce…

Uscito dalla porta, è rientrato contemporaneamente dalla finestra. Questo è quello che è successo al gas russo che Polonia e Bulgaria hanno rifiutato di pagare in rubli.

Stesse quantità di gas, stesso fornitore (Russia), ma redistribuite

I dati dei sistemi di distribuzione mostrano che la domanda di transito di gas russo attraverso l’Ucraina e il gasdotto Yamal-Europa dalla Germania alla Polonia, è aumentata nella stessa misura di quanto la Polonia importava dalla Russia, prima che Gazprom sospendesse le forniture. In pratica, c’è semplicemente stata una redistribuzione dei flussi di gas dalla Russia all’Europa.

Le domande di fornitura di gas inverso dalla Germania alla Polonia tramite Yamal-Europe sono arrivate ad un livello di circa 30 milioni di metri cubi al giorno, che è più di 5 volte superiore al livello del 26 aprile, (quando Gazprom ha chiuso i rubinetti del gas alla Polonia). Varsavia aveva annunciato solennemente di non volere più gas russo, ma immediatamente si è premurata di acquistarlo dalla Germania, che a sua volta lo riceve dalla Russia. Sono infatti aumentate le forniture lungo il corridoio di Uzhgorod verso la Slovacchia e dalla Germania alla Polonia, dove quest’ultima acquista effettivamente gas dalla Federazione Russa, ma targato da fornitori tedeschi.

Quando la politica mente, sapendo di mentire

Una ipocrisia tutta europea che cerca di nascondere all’opinione pubblica una realtà che i responsabili politici non vogliono spiegare ai cittadini e cioè che il gas russo, soprattutto nel breve termine, è indispensabile per l’Europa e non ne possiamo fare a meno. Come se non bastasse, i politici europei si sono buttati a pesce nell’accusare pubblicamente la Germania e l’Ungheria di non volere rinunciare al gas russo, ma poi se lo fanno mandare con fatture tedesche.

Di fatto, Germania e Ungheria sono diventate uno scudo dietro al quale gli altri paesi dell’Unione Europea si stanno riparando, mentre pubblicamente si vantano di volere rinunciare al gas russo.

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