Perché non estrarre rame dai vulcani?

Potremmo essere vicini al momento in cui vedremo miniere nei vulcani. Secondo alcuni scienziati ci potrebbero volere soltanto tra i 5 e i 15 anni.

Il mondo ha bisogno di più rame che mai. Tuttavia, l’estrazione del metallo rosso comporta scavi enormi, estrazioni e trasporti in grande scala e alti consumi energetici, con grossi danni per l’ambiente.

Attualmente, il rame viene comunemente estratto in depositi a cielo aperto dove le rocce vicine alla superficie vengono fatte esplodere e quindi trasportate agli impianti di lavorazione. Le rocce vengono quindi frantumate per recuperare le piccole quantità di rame in esse contenute. Questo metodo utilizza spesso sostanze chimiche pericolose e, una volta estratto il metallo, la roccia di scarto deve essere trasportata in un impianto di smaltimento per evitare di contaminare l’ambiente.

Fluidi di metalli intrappolati nei vulcani

Partendo da questo stato delle cose, gli scienziati dell’Università di Oxford (Regno Unito) pensano che esista un metodo più sostenibile: scavare pozzi profondi sotto i vulcani dormienti per aspirare i fluidi contenenti metalli intrappolati. Sarebbe meno dannoso per l’ambiente poiché l’energia geotermica delle eruzioni potrebbe alimentare l’intero processo.

Il magma sotto i vulcani rilascia gas che salgono verso la superficie. Questi gas sono ricchi di metalli. Quando la pressione diminuisce, i gas si separano in vapore e salamoia. La maggior parte dei metalli disciolti nel gas magmatico originale si concentra nella densa salamoia, che a sua volta rimane intrappolata nella roccia porosa. Il vapore meno denso e impoverito di metalli continua fino alla superficie, dove può formare fumarole, come quelle osservate in molti vulcani attivi.

Secondo i ricercatori, che hanno pubblicato il risultato dello studio su Open Science, questa salamoia sotterranea intrappolata potrebbe essere una fonte liquida di minerali, contenente metalli preziosi come oro, rame e litio. Si potrebbero estrarre i fluidi in superficie tramite pozzi profondi.

Una produzione a basso impatto ambientale, pur con qualche rischio

La possibilità di estrarre metalli in soluzione dai pozzi ridurrebbe il costo dell’estrazione e della lavorazione del minerale, oltre a sfruttare l’energia geotermica per alimentare tutte le operazioni necessarie. Sarebbe un nuovo modo per produrre metallo a basso impatto ambientale.

Naturalmente, si tratta di un processo rischioso da un punto di vista tecnologico, visto che serve perforare la roccia a 2 chilometri di profondità e a temperature superiori a 450 °C. Inoltre, i fluidi estratti sono corrosivi, cosa che richiederà sviluppi nella scienza dei materiali per creare rivestimenti resistivi.

Sono cinque anni che gli scienziati inglesi lavorano sull’idea e adesso sembrano pronti a perforare un pozzo esplorativo in un vulcano dormiente. Si capiranno così meglio i rischi dell’operazione e si migliorerà la nostra comprensione dei vulcani e della loro immensa quantità di energia e di metalli.

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