Il Pakistan è seduto sull’oro, ma non vuole sfruttarlo

Nel mondo non mancano i giacimenti di oro o di rame, semplicemente si trovano nel posto sbagliato, nel momento sbagliato. Come in questo caso…

La disputa tra una società mineraria e il governo del Pakistan, ha attirato l’attenzione internazionale sulle enormi riserve d’oro e di rame del paese. Risorse in gran parte non ancora sfruttate.

La società mineraria Tethyan Copper Co. , una joint venture tra la canadese Barrick Gold Corp. e la cilena Antofagasta PLC, vanta i diritti di sfruttare le riserve di rame e oro a Reko Diq, nella remota provincia sud-occidentale del Balochistan, al confine tra il Pakistan e l’Iran.

Una controversia lunga e costosa

In origine questi diritti erano stati concessi alla BHP Billiton, attraverso un patto decennale firmato nel 1993. Successivamente sono stati acquisiti da dalla Tethyan, che da allora è intrappolata in una interminabile controversia.

La società ha investito circa 220 milioni di dollari in esplorazioni e studi di fattibilità. Nel frattempo, sono piovute cause legali contro la società, con ogni probabilità per strappare più soldi possibili alla Tethyan. Il caso, finito in giudizio alla World Bank’s International Centre for Settlement of Investment Disputes (ICSID), ha condannato le autorità pakistane ad una multa di 5,9 miliardi di dollari.

Un caso che evidenzia come i diritti e gli investimenti esteri in Pakistan, soprattutto in attività minerarie, trovino spesso ostacoli e barriere che, alla fine, sfavoriscono lo sviluppo del paese. Infatti, l’attuale impasse per lo sfruttamento di oro e rame non è nell’interesse di nessuna delle parti.

Il più grande giacimento d’oro del mondo

Una soluzione sarebbe molto nell’interesse del Pakistan. Soprattutto perché si dice che il paese sia seduto sopra il più grande giacimento del mondo. Secondo Stratfor Worldview, conterrebbe circa 2,2 miliardi di tonnellate di minerale che potrebbero produrre 200.000 tonnellate di rame e 250.000 once troy di oro all’anno, per oltre mezzo secolo.

Ma lo sfruttamento di queste risorse non è per nulla semplice e richiede competenze e finanziamenti internazionali. Infatti, il minerale deve essere trasformato in una polvere fine e poi convertito in un concentrato di liquame per essere trasportato attraverso un gasdotto di 682 chilometri al porto marittimo arabo di Gwadar. Al porto, bisogna asciugare il concentrato prima di caricarlo sulle navi per la sua fusione in qualche impianto oltre confine.

Il Pakistan è uno dei paesi più poveri del mondo, ma sta scoprendo di possedere sotto terra ricchezze inaspettate. Riuscirà a sfruttarle per favorire lo sviluppo della sua economia o farà la stessa fine di molti stati africani ricchi di risorse naturali ma rimasti nella povertà più estrema?

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