Provate a chiedere a chiunque, che cosa sia il nichel. Probabilmente vi risponderà senza esitazione che si tratta di un metallo, lucido e dal colore argento. Ma se farete la stessa domanda sul molibdeno non otterrete risposte, ma semplicemente sguardi fissi nel vuoto.
Effettivamente il molibdeno non è un metallo che da solo è presente in natura. Si trova in combinazione con altri composti. Il suo utilizzo principale, come parte del processo di produzione dell’acciaio, è in realtà poco visibile. Ciò non vuol dire che il molibdeno non sia importante. Tutt’altro: l’acciaio diventa molto più duro e altamente resistente al calore e alla ruggine con l’aggiunta di una piccola quantità di molibdeno.
Se prendiamo come esempio un moderno autoveicolo, il cui peso varia dai 3.000 ai 5.500 chilogrammi, il contenuto di molibdeno non supera il mezzo chilogrammo.
Il molibdeno fu scoperto nel 1778, ma non vide significativi impieghi industriali fino alla fine del 20° secolo, quando fu impiegato nei filamenti delle lampadina. La domanda di questo metallo subì un’impennata durante le due guerre mondiali, quando venne utilizzato per rendere più resistenti le corazze dei carri armati.
Il molibdeno è spesso estratto come un sottoprodotto del rame, ma esistono anche miniere che hanno concentrazioni molto alte di metallo. Ad esempio, la Climax Molybdenum gestisce due miniere in Colorado (USA). L’azienda dichiara che da circa una tonnellata di minerale, riesce ad estrarre circa dai 2 ai 3 kg di metallo.
Il molibdeno (o moly, come viene spesso chiamato) è in quasi tutti i tipi di acciaio, negli acciai inox, nelle ghise e nelle superleghe, impiegate comunemente negli aerei, turbine e altri ambienti con alte temperature e soggetti agli alti sforzi. Possiede un elevato punto di fusione (2,623 °C) e mantiene dimensione e forma anche quando esposto a temperature elevate. Grazie a queste caratteristiche, ci sono pochissimi sostituti per il molibdeno come agente legante per l’acciaio.
Secondo la International Molybdenum Association, circa l’80% del molibdeno che viene estratto ogni anno, va negli acciai. Il rimanente è utilizzato in prodotti chimici, in particolare lubrificanti e vernici. Viene anche usato nelle raffinerie di petrolio, per la precisione nei catalizzatori per ridurre la quantità di zolfo nella benzina e nel combustibile diesel.
Nel 2011, la produzione mondiale è stato di circa 250.000 tonnellate, circa il 3% in più rispetto al 2010 e circa il 13% superiore rispetto al 2009. La domanda è rimasta forte nonostante una serie di turbolenze economiche, tra cui la crisi del debito dell’eurozona e le preoccupazioni per un rallentamento cinese, anche se l’eccesso di offerta potrebbe pesare sui prezzi nei prossimi anni.
Ad oggi, la produzione di molibdeno è suddivisa tra il Nord America, la Cina e il Sud America, che rappresentano il 33%, il 31% e il 29% della produzione annuale.
La domanda di molibdeno è prevista in crescita nei prossimi anni, in considerazione dello sviluppo urbanistico di tutti i paese del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina). A lungo termine, l’adozione di tecnologie più avanzate, genererà una maggiore necessità di super-leghe e di acciai ad alte prestazioni, per i quali il molibdeno è indispensabile.
Il molibdeno riveste un ruolo importante anche nel settore energetico, poiché viene usato in notevoli quantità negli oleodotti e gasdotti, oltre che negli acciai ad alte prestazioni per le centrali nucleari.
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