La maggior parte delle valute mondiali, negli ultimi anni, si sono deprezzate nei confronti del dollaro americano. Un fenomeno di non poco conto che ha investito paesi in tutti i continenti.
La sterlina, l’euro, la rupia, lo yuan, solo per citare le valute principali, sono significativamente più basse rispetto al biglietto verde, rispetto all’inizio di questo decennio.
La Cenerentola delle valute
Ma in Asia, una valuta poco considerata fino ad oggi nel panorama finanziario globale, ha sorprendentemente fatto meglio di tutte. Si tratta del baht thailandese. Anche il dollaro di Singapore, che gli esperti di finanza considerano la migliore valuta in Asia, non è riuscito ad eguagliare il baht thailandese. Soprattutto in termini di stabilità.
Per esempio, lo yen, dal 2015, ha oscillato in un intervallo compreso tra 100 e 125 rispetto al dollaro. Il baht si è spostato in un intervallo molto più piccolo, da 32 a 36 (circa del 10%). Di fatto, negli ultimi dieci anni, il baht thailandese ha oscillato in un intervallo assai ristretto rispetto al dollaro, in netto contrasto con la maggior parte delle altre valute del sud-est asiatico, che si sono costantemente deprezzate.
Ma per il baht non è sempre stato così, anzi… La moneta thailandese non è sempre stata solida. È stata infatti una delle peggiori durante la crisi finanziaria asiatica del 1997 e non è andata troppo bene nemmeno nella recente recessione globale.
Ma adesso, il baht è forse la migliore valuta dell’Asia, grazie ad un forte settore turistico, a basse esportazioni e alla mancanza di dipendenza dal petrolio o da altre materie prime.
Più di 32 milioni di turisti hanno visitato la Thailandia nel 2016. La sua capitale, Bangkok, è stata la città più visitata al mondo, battendo Parigi e Londra. Questo afflusso di denaro straniero è di grande sostegno per il baht.
Come sarà il futuro del baht?
Ma come sanno tutti gli investitori esperti, le performance passate non sono una garanzia per il futuro e la valuta migliore su cui investire non è sempre la più popolare.
Inoltre, nel caso della Thailandia, i fattori che hanno portato al rafforzamento della valuta non sono necessariamente favorevoli all’economia del paese. Il fatto che la Thailandia esporti poco rispetto agli altri paesi asiatici, è un fattore negativo per il PIL nazionale, anche se non ha generato oscillazioni delle esportazioni che potessero indebolire il baht.
Per quanto riguarda i movimenti futuri del baht è bene non dimenticare che è sempre stato, e lo è tuttora, pericolosamente dipendente da quello che fanno gli altri paesi. Tuttavia, secondo gli analisti, da qui a fine anno la tendenza è di un ulteriore rafforzamento, a 32,5 verso il dollaro americano (attualmente vale 33,5).
Inoltre, è probabile che la Bank of Thailand aumenterà i tassi di interesse durante il prossimo settembre.
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