Meglio il carbone del nucleare. La ricetta europea per il suicidio climatico

La crisi energetica globale sta evidenziando tutta la vulnerabilità di una delle regioni più ricche del mondo: l’Europa.

È sempre bello sentir parlare di energia verde, di decarbonizzazione e di emissioni-zero. In un certo senso, dà la gratificante sensazione di poter consumare tutta l’energia che vogliamo senza conseguenze per l’ambiente.

Peccato che sia solo un sogno, un’illusione che ci allontana dal comprendere una spiacevole realtà. L’attuale crisi energetica europea (ma anche asiatica) forse ci farà capire che l’energia verde, almeno con le tecnologie di cui disponiamo, è inaffidabile e vulnerabile al verificarsi di imprevisti. Infatti, come sta avvenendo, quando c’è un deficit energetico l’unico ripiego solido sono ancora i combustibili fossili, con il carbone in prima fila.

L’Europa è tornata al carbone

Adesso, in tutto il mondo, Europa compresa, si sta bruciando più carbone che mai, nonostante le promesse di ridurre le emissioni e di fare qualcosa per mitigare i cambiamenti climatici. I grandi discorsi dei politici europei sull’abbandono del carbone e le prediche verso i paesi in via di sviluppo per condannare l’uso dei combustili fossili, si sono sciolti come neve al sole non appena sono aumentati i prezzi dell’energia e il gas naturale russo ha cominciato a scarseggiare. Così l’Europa è tornata di corsa al carbone

Evidentemente, tutti gli investimenti fatti nelle energie rinnovabili non sono stati sufficienti. Le rinnovabili rappresentano ancora una porzione piccola del mix energetico e sono lungi dal raggiungere il tipo di capacità di produzione per consentire al mondo di allontanarsi dai combustibili fossili.

Francia favorevole al nucleare, Germania e Italia contrarie

In questo contesto, un gruppo di dieci paesi dell’Unione Europea (UE), guidati dalla Francia, stanno facendo un appello per includere l’energia nucleare come una parte importante verso la decarbonizzazione del continente. L’energia nucleare è una delle forme più potenti, efficienti e comprovate di produzione di energia senza emissioni di carbonio. Di fatto, l’eliminazione dei combustibili fossili nei tempi richiesti per raggiungere gli obiettivi di emissioni fissati dall’accordo di Parigi sul clima, è impossibile senza far uso di energia nucleare.

Oltre alla Francia, anche Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Romania sono favorevoli all’energia nucleare, tanto che fanno già affidamento sul nucleare per gran parte del proprio mix energetico nazionale. Ad oggi, il 26% dell’elettricità prodotta all’interno della UE proviene da centrali nucleari.

Anche se il nucleare non emetta gas a effetto serra, la questione delle scorie nucleari radioattive ha provocato una forte opposizione a questa fonte energetica, soprattutto in Germania e in Italia. D’altronde è vero che le scorie nucleari radioattive sono pericolose per l’uomo e per la fauna per migliaia di anni, ma è altrettanto vero che la minaccia di catastrofici cambiamenti climatici è molto peggio.

Il tempo delle scelte energetiche sta per scadere

Ad agosto, le Nazioni Unite hanno emesso un “codice rosso per l’umanità“. Abbiamo già alterato irreversibilmente il clima e la finestra delle possibilità per mitigare ulteriori danni si sta rapidamente chiudendo.

Ma nonostante le prospettive sembrino drammatiche, la maggior parte degli europei continua ipocritamente e incoscientemente a rifiutare il nucleare, cullandosi nell’illusione di continuare a divorare sempre più energia e di non pagarne le conseguenze, usando energia verde quando c’è sole e vento e combustibili fossili quando comincia a fare freddo.

A tutti piacerebbe usare la magia per produrre energia ma, nel mondo reale, non ci sono pasti gratis. Prima i cittadini lo capiranno e maggiori saranno le possibilità di non ritrovarci presto a pagare in una sola e ultima rata il conto salato che ci presenterà il cambiamento climatico.

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