L’Arabia Saudita ha vinto la guerra del petrolio contro gli Stati Uniti

Se i prezzi della benzina si sono parzialmente ridimensionati, lo si deve alla guerra dei prezzi tra Arabia Saudita e Stati Uniti che sta sconvolgendo il mercato petrolifero e delle materie prime di tutto il mondo.

Da mesi è in corso una vera e propria guerra commerciale tra l’Arabia Saudita e i produttori americani di petrolio da scisto (shale oil).

Lo scorso novembre, durante la riunione dell’OPEC (Organization of the Petroleum Exporting Countries), i sauditi hanno dichiarato una guerra dei prezzi senza badare ai mezzi. Anzichè tagliare la produzione di petrolio, hanno deciso di pomparne ancora di più, nel tentativo di spezzare la schiena ai produttori americani.

La guerra sembra già vinta dall’Arabia Saudita. Infatti, come ha riportato il Financial Times, la discesa dei prezzi degli ultimi mesi ha dissuaso molti dall’investire nel petrolio di scisto americano, più costoso rispetto ai prezzi del petrolio convenzionale. Per qualcuno si è trattato di un vero e proprio collasso, dal momento che almeno 200 miliardi di dollari in progetti sono stati tagliati o differiti, non potendo più essere competitivi con i costi.

Tuttavia, secondo l’International Energy Agency (IEA), l’OPEC non ha ancora vinto e la guerra non è finita, anzi è soltanto appena iniziata.

La discesa dei prezzi degli ultimi mesi ha dissuaso molti dall’investire nel petrolio di scisto americano

Le ultime previsioni della IEA parlano di una crescita del consumo globale di petrolio per quest’anno e nel 2016 più forte di quanto previsto in precedenza, grazie ai bassi prezzi che  incoraggiano un uso maggiore.

La crescita al di fuori dei paesi non industrializzati sarà più forte in Cina, che compenserà il calo della domanda di petrolio in Russia, dove l’economia è più debole del previsto. Tra i paesi industrializzati saranno gli Stati Uniti a trascinare la crescita di consumo di petrolio, compensando il calo in Giappone e la calma relativamente piatta in Europa.

Ma nel complesso anche la IEA non è troppo ottimista. La domanda nel 2015 diminuirà mentre la produzione OPEC ha raggiunto i livelli più alti dal 2012.

A detta di molti analisti, per i prezzi del petrolio nel breve termine le prospettive non sembrano troppo buone ma, poiché spesso succede che, come diceva il leggendario trader Paul Tudor Jones,  “i prezzi si muovono prima e i fondamentali seguono dopo”, molti stanno cominciando ad aprire posizioni rialziste sull’oro nero.

La vittoria dell’Arabia Saudita sarebbe davvero schiacciante se, oltre ad aver distrutto i produttori americani di shale oil, riuscisse anche a beneficiare di prezzi più alti.

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