La Colombia rinnovata: opportunità per gas e petrolio

Il paese latinoamericano, con una fama compromessa dalle violenze e dal traffico di droga, ha da qualche anno voltato pagina. I primi ad accorgersene sono stati i grossi gruppi di investimento legati al gas ed al petrolio.

La Colombia non vanta una tradizione favorevole per gli investitori esteri, a causa di una pessima reputazione derivata da decenni di disordini civili. Ma recentemente, il paese sta aprendo le porte agli investitori, soprattutto nel settore delle risorse naturali come petrolio, gas, carbone, smeraldi, oro, argento e platino.

L’impressione di molti investitori che le cose in Colombia stiano cambiando, risale al 2007. Da allora, sembra che la sicurezza e l’affidabilità nel rispettare i contratti stipulati siano migliorate in modo significativo.

Anche se la Colombia non ha le stesse riserve di petrolio del Brasile o del Venezuela, molte società petrolifere e del settore dell’energia, hanno manifestato interesse per investire nel paese. La Colombia è il terzo paese dell’America Latina dove è più facile fare business e sta prendendo sempre più corpo la candidatura di Bogotà come hub regionale per il petrolio e il gas di tutto il continente.

La storia recente della Colombia è ricca soprattutto di episodi incredibilmente violenti. Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) e l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) hanno condotto una vera e propria guerra civile, finanziata con il traffico di droga e i sequestri di persona, nel nome del popolo colombiano, per ridurre le diseguaglianze economiche e l’influenza delle multinazionali statunitensi nella gestione delle risorse naturali del paese.

La storia recente della Colombia è ricca soprattutto di episodi incredibilmente violenti

La reazione del governo è stata di organizzare dei gruppi paramilitari per combattere i guerriglieri, ma presto la cura si è rivelata peggiore del male. Infatti i gruppi paramilitari sono stati assunti dai cartelli della droga e dai proprietari terrieri, con il sostegno di elementi dell’esercito colombiano e della polizia.

Tra guerriglieri della FARC e gruppi paramilitari, i cartelli della droga colombiana potevano svolgere proficuamente i loro commerci, destinati soprattutto al mercato degli Stati Uniti. Nel 1989, il leggendario signore della droga, Pablo Escobar, con una fortuna stimata in 3 miliardi dollari, con il suo cartello di Medellin, controllava l’80% del mercato mondiale della cocaina. Escobar era un eroe per molti colombiani, una specie di Robin Hood che donava i soldi ai poveri, e per questo motivo venne addirittura eletto come rappresentante al Congresso.

La Colombia odierna è un paese molto diverso da quello dei tempi di Pablo Escobar. Il governo di Alvaro Uribe, tra il 2002 e il 2010, ha quasi sconfitto i guerriglieri e ha smobilitato i gruppi paramilitari, riconquistando gran parte dei territori controllati dai ribelli.

L’attuale governo di Juan Manuel Santos sta perseguendo  la pace con i guerriglieri attraverso il cosiddetto Plan Colombia e ha scatenato un’offensiva, finanziata dagli Stati Uniti, contro i ribelli e i trafficanti di droga. Governo e guerriglieri stanno attualmente cercando di raggiungere un accordo attraverso incontri a L’Avana (Cuba). Durante l’ultimo mese sembra siano riusciti ad accordarsi su due dei sei elementi in discussione.

L’industria petrolifera in Colombia è sempre stata di vitale importanza per l’economia, tanto che si stima che il petrolio e il gas rappresentino circa un quarto delle esportazioni del paese. La scoperta del petrolio nel bacino Llanos, nella Colombia orientale, avvenuta alla fine degli anni ’80, ha trasformato il paese in un esportatore netto di petrolio. Secondo la US Energy Information Administration, la Colombia ha circa 2,4 miliardi di barili di riserve di petrolio e 4,7 trilioni di piedi cubi di gas naturale.

Anche se queste quantità non sono considerate grandi riserve, negli ultimi sei anni, il paese ha quasi raddoppiato la produzione, e quest’anno ha raggiunto la cifra di 1 milione di barili al giorno.

Secondo il Financial Times, il recente boom petrolifero della Colombia è attribuibile in parte, alla migrazione di ingegneri, geologi e dirigenti dal confinante Venezuela, a seguito degli scioperi che nel 2006 hanno paralizzato l’economia venezuelana.

Dopo il Brasile e l’Argentina, la Colombia è il paese latinoamericano con il maggior potenziale per lo sviluppo dell’industria petrolifera e del gas. Il governo spera, entro la fine dell’anno, di mettere a punto un quadro normativo per favorire gli investimenti nel settore, riguardante anche tutte le autorizzazioni necessarie per l’estrazione e l’esplorazione dei giacimenti di idrocarburi.

Molte importanti aziende del settore energetico si sono già posizionate per approfittare del clima favorevole agli investimenti che attualmente esiste in Colombia, soprattutto per quanto riguarda petrolio e gas. Tutto sembra pronto per innescare grossi investimenti, non prima però di aver visto l’esito delle prossime elezioni politiche, previste per la prossima primavera.

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