Secondo Nature Biotechnology, che ha pubblicato un articolo di grande interesse non solo per la comunità scientifica ma anche per quella degli investitori, la ricerca della longevità è un tentativo di estendere il periodo di vita sana, rallentando i processi biologici.
In altre parole, la ricerca dell’eterna giovinezza tenta di rallentare il tempo biologico, in modo che le implicazioni negative per la salute della vecchiaia siano, per quanto possibile, ridotte e posticipate.
Le statistiche a riguardo non lasciano dubbi: la durata della vita umana sta gradualmente aumentando e le persone vivono più a lungo che mai.
Tuttavia, l’estensione della durata della vita porta con sé i problemi connessi con la vecchiaia. Cancro, diabete, obesità e demenza stanno diventando sempre più frequenti e diffusi. L’ascesa di queste malattie è in gran parte il prodotto di una vita così lunga che consente a molti di sperimentarle.
Un’iniziativa interessante è il Resilience Project, una collaborazione tra la Sage Bionetworks di Seattle e la Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York. Questo progetto prende in esame individui predisposti a malattie infantili che sono arrivati sani in età adulta. Lo studio aiuterà a identificare le mutazioni second-site e i fattori ambientali che contribuiscono a garantire la salute, nonostante i difetti genetici che causano la malattia. Dal progetto scaturirà una serie enorme di dati, che diventerà una risorsa immensa per la comprensione dell’invecchiamento.
Le più recenti ricerche sull’invecchiamento hanno rivelato che è un tratto poli-genico, o una complessa combinazione di fattori, tra cui l’instabilità genomica, la disfunzione mitocondriale, una comunicazione intra-cellulare alterata e l’esaurimento delle cellule staminali. In sostanza, l’invecchiamento è un insieme di malattie legate all’età, piuttosto che un singolo evento.
Tuttavia, le industrie biotecnologiche e farmaceutiche operano su un modello assai diverso di invecchiamento. La maggior parte della ricerca e dello sviluppo si concentra sul targeting per il trattamento di una malattia, un approccio che non tiene conto dei molteplici fattori che agiscono insieme e che causano l’invecchiamento.
Secondo Nir Barzilai, direttore all’Aging Research della Albert Einstein School of Medicine (Stati Uniti), le soluzioni localizzate dell’industria farmaceutica per curare i problemi legati all’invecchiamento sono troppo limitate per riuscire ad ottenere una maggiore longevità.
Significative le conclusioni del Public Policy and Report 2013 sull’invecchiamento: se venisse estirpato il cancro, la vita media della popolazione aumenterebbe di soli 3 anni, mentre se venissero eliminate anche malattie quali il diabete, il cancro, e le malattie cardiovascolari, l’aspettativa di vita alla nascita aumenterebbe di 15,5 anni.
Per questi motivi, l’industria farmaceutica dovrebbe cambiare approccio per poter affrontare efficacemente le esigenze di una popolazione che invecchia. Forse, con una nuova generazione di agenti terapeutici, si potrebbero incassare enormi dividendi in termini di longevità.
Un fenomeno che non poteva lasciare indifferente il mondo degli investitori. Investire in longevità significa cercare soluzioni per l’invecchiamento, in uno sforzo per aiutare le persone a vivere più a lungo e con una migliore qualità della vita.
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