Un team internazionale di scienziati ha inventato una lega di alluminio che è cento volte più resistente ai danni da radiazioni rispetto ai materiali attualmente utilizzati nei veicoli spaziali.
Questa lega potrebbe essere utilizzata non solo per migliorare la schermatura delle capsule di atterraggio, ma anche per costruire edifici su Marte, per prolungare la vita di missioni come il James Webb Space Telescope o per contenere reattori nucleari miniaturizzati su veicoli spaziali o in strutture abitabili sulla Luna.
Alluminio aeronautico resistente alle radiazioni
Le leghe di alluminio sono spesso utilizzate nello spazio perché sono leggere e resistenti. Attualmente, una di quelle maggiormente usate è la 6061 (alluminio aeronautico 6061-T6) che non è però esente dai problemi che affliggono anche molte altre leghe. Infatti, le potenti radiazioni solari o i raggi galattici che colpiscono per lunghi periodi di tempo una lega, possono cambiare la sua struttura molecolare, rendendola più debole o più fragile.
Ma i ricercatori dell’Università di Leoben (Austria), dell’Università di Huddersfield (Regno Unito), dei Los Alamos National Laboratory (Stati Uniti) e della AMAG (produttore austriaco di alluminio), hanno messo a punto una lega crossover AlMgZnCuAg con elevata tolleranza alle radiazioni.
Materiali di nuova generazione
La futura esplorazione umana del nostro sistema solare dipenderà proprio alle invenzioni di materiali in grado di resistere ad ambienti difficili. Allo stato attuale delle cose ci sono soltanto le leghe a solubilizzazione ed invecchiamento artificiale (come per l’appunto la 6061-T6) che si possono candidare per le componenti strutturali in veicoli spaziali a lunga distanza, anche se la loro resistenza alle radiazioni delle particelle energetiche solari è insufficiente.
Ecco perché la nuova lega AlMgZnCuAg è così importante e rivoluzionaria per l’esplorazione spaziale. Si tratta di un materiale di nuova generazione che potrebbe aprire le porte alla progettazione di altre leghe resistenti alle radiazioni. Ancora una volta, dopo 70 anni di programmi spaziali, è la metallurgia a consentire all’uomo di realizzare nuove avventure nello spazio con veicoli spaziali, satelliti e sonde che potranno essere così leggere ma resistenti da reggere nel difficile ed estremo ambiente dello spazio.
Lo studio è stato pubblicato questo mese su arXiv, il database della Cornell University dei più importanti lavori scientifici.
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